martedì 26 ottobre 2010

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L'ho preso qualche giorno fa.
(Poteva mai essere diversamente? Li ho tutti! ;))) )
E, anche se può sembrare patologico, non ho voluto resistere alla tentazione: ho posato quel che avevo in mano (non mi ricordo più neanche quali dischi erano! ;P ) e ho preso l'ultima raccolta degli A-ha (quella col dvd allegato!).
L'ultima, si, proprio l'ultima, davvero.
Perché, dopo un quarto di secolo, il gruppo si scioglie definitivamente.
Lo sapevamo già da più di un anno, ma, l'altra sera, ascoltando 'Butterfly, Butterfly', mi sono detta: 'Adesso è proprio finita!'.
In verità, c'è sempre l'ultimo concerto, il 4 dicembre a Oslo, ma, anche potendo, non credo ci andrei.
O, potendo, forse si.
Mi dà, qui e adesso, una sensazione strana, figuriamoci lì, in quel momento.
E' una parola strana, fine, in un contesto musicale: le band si sciolgono e i dischi restano.
Le emozioni non si cancellano.
E, pure se 'i magnifici tre' (non volermene ElleGGì, se ho usato lo stesso appellativo per le tue 'creature'! ;))) ) continueranno le carriere parallele già intraprese, non ci sarà giornata di pioggia senza la loro versione di 'Crying in the rain', o raggio di sole attraverso i vetri senza 'The sun always shine on TV'.

CITAZIONE MUSICALE n°22

"I'm looking for a complication
Looking cause I'm tired of trying
Make my way back home when I learn to fly..."

[FooFighters - Learn to fly]

(Può sempre tornare utile, averlo imparato.)

CITAZIONE LETTERARIA n°22

" 'Bisogna pur avere qualcosa o qualcuno a cui appoggiarsi', pensò Lord Eylan, 'almeno finchè si può; una cosa qualunque, che ti protegga, che ti distragga da quel nichilismo imperituro, sempre in agguato, che ti attende alla fine di ogni breve e incomprensibile esperienza.' "

[Derek Raymond - Gli inquilini di Dirt Street - Meridiano zero]

(E' necessario, pure, sopravvivere alla vita.)

dISPENSER

E' quando fa buio, quando le giornate 'si accorciano', che percepisci l'assenza, la mancanza delle cose a cui sei abituato.
Fosse pure solo un programma radiofonico.
E' una battaglia persa discutere sul perché se ne debba fare a meno.
Ormai è così, ed è meglio farsene una ragione: il mondo gira e dispenser finisce.
Peccato, però, non sia un telefilm, la cui storia sia stata concepita con un principio e una conclusione, ma un programma ad aggiornamento quotidiano, una specie di radiogiornale che informava sulle novità letterarie e musicali, sul livello di stranezza del mondo, sulle sue curiosità.
Un programma come tanti?
No, non un programma come tanti, ma popolare come pochi, almeno in una certa fascia di pubblico.
Un pubblico che si è ritrovato anche al di fuori del forum (e del blog) su internet che supportava la trasmissione.
Un pubblico che ha resistito al cambio di conduttore, alla trasformazione del forum in blog, allo spostamento di orario, a più o meno gradite evoluzioni.
Un pubblico che non ha potuto niente contro la soppressione del programma.
Del resto, si sa, nulla è eterno.
Le fini premature, però, mettono un po' tristezza.

martedì 19 ottobre 2010

Une mélancolie arabe

Mélancolie, malinconia.
'...Turbamento duraturo dell'animo...' leggo, tra l'altro, nel vocabolario.
E il titolo originale mi sembra quello più adatto a rendere l'essenza della nuova opera di Abdellah Taia, pubblicata dalla ISBN: 'Uscirò da questo mondo e dal tuo amore'.
Il titolo italiano ha un suo senso, ma preferisco quello francese, riportato, del resto, con la foto dell'edizione Seuil 2008, sulla seconda di copertina.
Emblematica, forse, questa scelta, perchè niente più di quelle tre parole riescono a descrivere il sentimento che accompagna scrittore e lettore in questo viaggio nelle cicliche morti e rinascite che segnano la vita del protagonista: Abdellah, appunto.
Morti fisiche e dell'anima, dei sentimenti.
Ma alla morte è strettamente legata la rinascita, il cambiamento: è il ciclo della vita a misura dell'esistenza dell'uomo.
Scandita dai sentimenti, che ne sono parte integrante.
Così, ad ogni delusione sentimentale, ad ogni 'morte dell'anima', corrisponde una morte fisica scampata.
Sembra un caso, sembra fatto a posta.
E forse è così.
Nel senso che, il motore del mondo, chiunque o qualunque cosa esso sia, certe volte ci invia dei segnali che solo noi, come amalgama individuale di anima e corpo, possiamo capire.
Il segnale, nel caso di Taia, è chiaro però: la 'rinascita' deve implicare un cambiamento della focalizzazione dei sentimenti. Per salvare l'anima, anch'essi devono morire e rinascere, per un amore nuovo.
Attenzione: devono morire i sentimenti, l'amore no, quello non muore mai.
E se il pericolo per il corpo non si presenta come fattore esterno, può anche nascere dall'interno: una specie di autosoffocamento.
Ed è sempre una mano esterna, non quella dell'amore ma quella della umanità (intesa come contatto solidale tra gli individui), in un incontro casuale o procurato, a riportare in vita Abdellah.
'Uscirò da questo mondo e dal tuo amore' è un piccolo capolavoro di poesia in prosa.
Ho letto, in coda, il commento del traduttore, Stefano Valenti, che ha usato lo stesso concetto per descriverlo.
Probabilmente perchè è così senza alcuna ombra di dubbio.
La precisione e la delicatezza dei sentimenti provati viene riportata e trasmessa con una essenzialità e una efficacia che rendono impossibile non partecipare, non immedesimarsi, non capire.
E' un libro intenso, che racchiude le gemme di tante altre storie estranee, che descrive un mondo, l'uomo, l'amore, arabo, che reclama se stesso nell'integrazione in quello occidentale.
Non è una rivalsa, un bisogno di identità. E' una constatazione della diversità nell'integrazione.
E' una richiesta di affermazione dei sentimenti. Del diritto a provarli e a sentirseli ricambiati.
Allo stesso livello e con la stessa libertà.
Perchè pure la gelosia uccide.
E le incomprensioni che essa genera non potranno mai essere chiarite, neanche con le parole di una poesia.

lunedì 4 ottobre 2010

SC-COLA

Ecco, si ricomincia.
Ad andare a scuola. Di lingua russa, mica di altro! ;PPP
(Ci mancherebbe! :DDD)
Ma fa un certo effetto ricominciare il 4 ottobre!
Certo, non ho il grembiulino, ma una borsetta che funge da cartella si, e l'associazione mentale a quel primo giorno di scuola di tanti anni fa esiste.
Me lo ricordo ancora! (BRRR!!!)
(Insomma, si, non sono mai stata entusiasta della scuola. L'Università è stata un'altra cosa. Imparagonabile! :))) )
E cominciare col dire consapevolemente un cognome sbagliato sapendo (e constatando) di mettere in crisi la maestra, tutto sommato non è stata una idea malvagia! (Certo non dal punto di vista della maestra, lo riconosco! ;))) ) E' servito a smitizzare, e forse a minare larvatamente, l'immagine di brava bambina che, se pure mi ha accompagnato fino all'esame di maturità, non ha convinto pienamente almeno me!
Tempi passati e meno male!
Quest'anno che il nipote n°1 (in ordine di età) ha cominciato la prima elementare non posso nascondere di aver provato un brivido.
Si, l'età, gli anni che passano... ma no, in verità non è stato per quello.
E' stato il pensiero che per uscire dalla scuola dovrà passarcene tredici dentro!
Magari ha preso dalla madre e gli piacerà... ;PPP
Perché non è una questione di andare bene o male... è proprio la questione di andarci!
Ma lo si deve fare, e allora tanto vale prenderla come viene, senza starci a pensare troppo su. ;PPP
Quando poi, come nel mio caso, si sceglie di ritornarci volontariamente... (ma non è -quasi- la stessa cosa!) ;DDD
Ho fatto pure i compiti, eh! :)))


PS: sc-cola è la pronuncia di scuola in russo! ;)))