giovedì 28 aprile 2011

UOVA

Il titolo è accattivante: 'La città dei ladri'.
Ancora più accattivante è scoprire subito, sulla quarta di copertina, che la città alla quale David Benioff (per l'edizione Beat, ed. originale Neri Pozza) ha legato la storia di due giovani ladri un po' per caso un po' per volontà, durante l'inverno del 1941, è Peter: (San) Pietroburgo, Leningrado.
Una Peter assediata dai Tedeschi, che i suoi abitanti hanno giurato di difendere fino alla morte, e di distruggere, pur di non lasciarla loro.
Una Peter in cui tutte storie di guerra, dalla più macabra alle più ironiche, trovano una reale collocazione, se non, anche, una loro giustificazione.
La guerra è la guerra, e la 2a mondiale è stata piena di se stessa.
E la fame, soprattutto in tempo di guerra, è la Fame.
Ma, appunto, come sempre, c'è chi ne ha meno degli altri, e, se qualcosa  in particolare manca per festeggiare una grande occasione, in questo caso un matrimonio, ce la si procura a qualsiasi costo.
Lev e Kolja, ladri secondo la legge, più per caso che per vocazione, vengono incaricati di recuperare, in tempo per la cerimonia che si svolgerà di lì a sette giorni, il prezioso ingrediente mancante alla preparazione della torta nunziale: le uova.
In fondo la bella sposa è una Russa, e i due giovani, se pure costretti, daranno il loro massimo e anche di più, per la buona riuscita della festa, affrontando, al di qua e al di là della linea del fronte, eroiche avventure.
La città dei ladri -il titolo è l'originale, e ha la sua ragione d'essere tale- è una storia che si segue con passione e coinvolgimento, dal prologo all'ultima pagina, attraversando tutta una serie di situazioni collegate  e di sottofondo che riguardano tutti i protagonisti, ma, se l'argomento trattato può trarre in inganno per la sua apparente frivolezza, a considerarlo bene è più tragicamente serio di quel che sembra, e la storia è, fondamentalmente, una storia di guerra, dove il lieto fine non è scontato, e in sostanza, nemmeno quello prevedibile. Ma c'è.  :)))
E se il presupposto non fosse stato raccontare la storia dei nonni, quindi un fatto reale, per quanto romanzato, magari il finale avrebbe potuto essere un tantino (quanto mi bastava, lo ammetto! ;))) ) diverso.
Però, come non mi stancherò mai di ripetere, la guerra è la guerra, e in guerra succede davvero di tutto, così, la scelta di David Benioff è giusta, al di là dell'essere frutto di realtà o di fantasia, e va bene così.


mercoledì 27 aprile 2011

sogni incompleti

Lo so, non avrei dovuto farlo! Chiudere il libro perché mi ero stancata di leggere!
Adesso non saprò mai come andava a finire la storia! ;PPP
No, non posso riaprirlo: era nel sogno di stanotte!
Intrigante e ben scritto si faceva leggere... sigh!
La curiosità di sapere che raccolta fosse, se ce l'avevo, l'ho chiuso per un attimo, dicendomi: 'Continuo dopo.', e invece!
Adesso mi toccherà inventare una storia credibile quanto quella del libro sognato per 'sto tipo in gonna e tacchi alti (scarpe bianche con una piccola zeppa!)!
Si, qualche appunto, stamattina, l'ho preso, ma... sarà sempre un'altra storia! ;DDD
Magari, però, è l'occasione giusta per mettere su carta anche l'altro sogno, quello della vecchietta e del giovane prostituto... di quella le immagini le ricordo abbastanza bene!
Si, lo ammetto, a volte faccio sogni strani... (e questi non sono di quelli più strani, credeteci!), non ci ho mai fatto caso, magari potrebbe essere colpa della luna! ;)))


CITAZIONE MUSICALE n°28

"People are strange when you're a stranger
Faces look ugly when you're alone
Women seem wicked when you're unwanted
Streets are uneven when you're down..."

[The Doors - People are strange]

(Perchè l'uniformità appaga la staticità di pensiero.)

CITAZIONE LETTERARIA n°28

"La gente è ciò che è e non può essere diversa da se stessa."

[M.M. Kaye - Padiglioni lontani - Sperling & Kupfer editori]

(Non ci prova nemmeno, però! A migliorarsi, intendo.)

pioggia sul terrazzo

M.d.V. dice che i giardini danno il meglio di loro stessi sotto la pioggia.
(Non sotto il diluvio, anche se.. . ;))) )
Vale anche per i terrazzi a quanto pare.
(Lo so che le gocce d'acqua non si vedono sempre particolarmente bene, ma ci sono, e l'effetto dal vivo, ieri, complice il canto degli uccelli, era magnifico!)





The final concert

Live at Oslo, Spektrum, december 4th 2010.
I thought I could never have bought this cd.
Because it is sad to think about this thing, even if... ok, you can decide to change your life.
You aren't obliged to be 'a-ha' your whole life, but you are, you'll be it forever.
So, why not?
The only copy I've found in shops (at the moment) is mine! ;DDD
Because a-ha is a part of my life.
The final concert is a calm, sweet, intense concert, really a 'farewell show', and as Kieron Tyler says in the booklet (see the back front in the figure: you can't smell it, but its fragrance of printed paper is really very good!) : 'Oslo was the final goodbye. For those who were lucky to be there, this CD will be essential. For everyone else, all those who couldn't make it, this CD will still be essential.'.
It's true.
a-ha story stops?
Long life to a-ha's music!

sabato 16 aprile 2011

Baci & abbracci

Una volta, qualcuno, per carpirmi un bacio, mi disse: "Alla stazione, tutti si baciano!".
Tutti proprio no, in verità, ma è usanza comune.
Tanto quanto l'abbracciarsi, però.
E se il bacio alla stazione deve essere in stile Doisneau-"Le Baiser de l'Hotel de Ville", altrettanto deve esserlo l'abbraccio, dichiarazione esplicita quanto nessun'altra del non voler lasciar andare la persona.
E' il corpo stesso che cerca di trattenerla, pur sapendo che il fischio del treno ci separerà.
Non so se si lasciassero o si incontrassero, parecchi giorni fa, i due giovani al piano inferiore della stazione.
Due corpi in piedi, stretti l'uno all'altro, immobili, in silenzio.
Ero al telefono e sono passata loro accanto.
Non troppo vicino, perchè l'intensità del sentimento formava attorno a loro una specie di bolla protettiva, però, poi, mi sono girata due volte a guardarli.
Se non mi avesse messo in imbarazzo il violare la loro intimità, sarei rimasta a farlo in eterno!


Perchè è così?

Certe volte non hai voglia di parlare.
Perché ci sarebbe troppo da dire e i discorsi non si sa mai dove ti portano, e se da quei posti si può tornare indietro o no.
Così è meglio star zitti.
Ma forse non è giusto.
Non è giusto perché tu hai bisogno di sfogarti e perché gli altri devono sapere che le cose non sono come sembrano o/e che a te non vanno bene così come a loro.
Il problema grosso è che, questi discorsi, andrebbero affrontati non con sconosciuti o conoscenti occasionali (anche se, forse, queste due categorie sono le uniche con le quali poter parlare liberamente ed avere una risposta sincera e disinteressata), ma persone che ci stanno a fianco giorno dopo giorno e da cui non ti aspetteresti mai un certo tipo di incomprensione o fraintendimento, quando non, addirittura, accuse immotivate e del tutto fuori luogo.
Va beh, la gente è strana e la vita è difficile, si sa.
Ma è gusto, è sano, sopportare, far finta di niente?
No, non lo è, però, per quel mal concepito e mal professato 'quieto vivere' lo si fa.
Per fortuna, però, l'orecchio amico e gemello c'è.
E certamente ne esiste più di uno, così, ogni tanto, serve parlare a quello più vicino, non fosse altro che per ridere insieme sulle assurdità che dicono di noi! :P