giovedì 28 maggio 2009

DI NOTTE

Non posso, non posso, non posso!
Non posso scrivere di notte!
Non se di giorno non dormo!
Perché qualche ora di sonno devo pur farmela! Per ricaricare le batterie e per sognare!
E invece, più si avvicina l'estate, più difficile diventa mantenere, a dispetto del mondo, i miei ritmi!
Che seguono, di preferenza, il ciclo del buio.
E che 'funzionano', se mi danno la possibilità di sfruttarli al meglio, anche cercando di conciliarli con quelli di tutti gli altri.
Che poi 'tutti' non sono. Perché, come gli appartenenti a una società segreta ogni tanto qualcuno manifesta la sua appartenenza al 'lato oscuro del giorno'.
L'ultima 'scoperta', ieri sera, è quella relativa a Marco Travaglio. Nottambulo dichiarato anche lui.
(era ospite a VictorVictoria su La7)
E per 'nottambulo' intendo qualcuno che tira mattina tranquillamente lavorando!
Fosse utilizzando internet per una ricerca, scrivendo, disegnando, o magari facendo di conto. Passando per tutta una serie di lavori manuali che per forza di cose non implichino rumore o luce eccessiva.
Ma come per altri 'abitatori della notte' queste persone sono condannate, incomprese, a nascondersi.
Dietro l'apparenza sonnecchiante del 'comune senso della vita'!
A me, però, le idee migliori continuano a venire di notte e, pur se, dopo una giornata sprecata a passarla come tale, con gli occhi semichiusi e la lampada voltata verso il muro, o col chiarore che filtra da tapparelle e veneziane abbassate, incurante della stanchezza fisiologica, prendo blocchetto e penna e quel che deve essere sia!
Vorrei solo poter dormire al mattino... ;)))



PS: Nell'indecisione per quale link abbinare a Marco Travaglio, è finita che non ne ho scelto nessuno!!! Sarà per un'altra, più motivata, occasione. Del resto basta digitare questo nome su Google... :)))

martedì 19 maggio 2009

ACCORGIMENTI

Gli occhi sono fatti per guardare.
E guardano. Ma non sempre lo spettacolo vale la pena.
Per la bellezza, intendo.
Per la curiosità si.
Ci sono eccezioni anche a quest'ultima, è ovvio, come quando si finisce nel morboso estremo.
E comunque, anche quello è consapevole, perché, altrimenti, gli occhi li chiuderemmo!
Quello che, invece, ce li fa mantenere sempre ben aperti, è, purtroppo, la constatazione del ridicolo.
Non voglio stare a giudicare la moda o le scelte di ognuno riguardo ad essa, e neanche la perdita, da un po' di tempo a questa parte, dell'uso degli specchi a figura intera, ma...
...che almeno si badi ai dettagli!
(a quelli, almeno, che, in pratica, 'dettagli' non sono!)
Autobus cittadino, quasi le sei di sabato pomeriggio.
Lui e lei salgono, e lei occupa l'unico posto libero.
Lui le si posiziona davanti, semi chino in galante protezione, infiorata, tra una chiacchiera e l'altra, di baci sulle labbra.
Quando, alla fermata successiva, 'sto tipo ruota leggermente su se stesso per lasciare spazio a un'altra persona, la distanza fra me e lui si accorcia notevolmente e il mio sguardo è costretto a prendere coscienza della mostra del solco peloso che divide le sue natiche, fermato in basso dall'elastico blu delle mutande, che salgono dai pantaloni a vita cascante che quest'individuo ritiene di 'indossare'.
E' anche con una certa compiacenza che costui indugia nel farsi 'ammirare' dai compagni di viaggio, premurandosi di mantenere, nonostante le curve e gli scossoni, la medesima posizione.
E quindi, data la notevole vicinanza dell'oggetto in questione (60 centimetri ca., 45° a sin., -45° sull'orizzonte), non ho potuto fare a meno di notare che:
1) l'etichetta taglia/istruzioni di lavaggio, spiegazzata come un chewingum appena sputato, se ne stava -sicuramente di suo- a cercare di impedire agli sguardi dei presenti di scendere all'interno del canale peloso.
2) lo squarcio carnoso fra le mutande e la maglietta è disseminato di micropuntini rossi, segno evidente di depilazione.
3) la stessa area, e, si presume, per similitudine e simpatia, anche il corrispettivo coperto, non proprio artisticamente, è incisa da smagliature.
Ho giudicato e ho riso.
Non in maniera tale da farglielo notare, ma l'ho fatto.
E magari se ne è accorto qualcun altro.
Chiedo venia.



domenica 17 maggio 2009

ESTATE

La prima zanzara nostrana presa per le alucce e buttata fuori dal balcone, decine di metri quadrati di pelle bianchiccia e -la maggior parte- tremula e molliccia, esposti per strada, un caldo afoso, incappucciato di nuvole, che non ti lascia respirare, o, in alternativa, i raggi cocenti del sole, pronti ad ustionare ogni centimetro scoperto che riescono a raggiungere...
Ma siamo appena a metà maggio! Chi ci resiste, così, fino a ottobre?
I pensieri cominciano già a squagliarsi!
Non a fondersi come il ghiaccio. Quello sarebbe solo un cambiamento fisico dello stato della materia, una cosa rimediabile, variando temperatura e/o pressione.
E' invece possibile riuscire a riportare sul cono un gelato che è colato a spiaccicarsi a terra?
No, appunto.
Però i pensieri, a differenza del gelato hanno la vantaggiosa caratteristica di essere legati, con fili invisibili e sottili, al cervello. E allora, con tanta pazienza e un soffio d'aria fresca, si riesce a districarli dalla melma appiccicosa dove, col caldo, s'impantanano.
Nelle stazioni tira sempre vento.
E, con una musica struggentemente autunnale nelle orecchie [Brett Anderson, Wilderness], penna e carta riprendono subito confidenza fra loro.
Sarà pure che il luogo in sé è, per me, fonte inesauribile di ispirazione, o, quantomeno, di considerazioni, ma, se sono a corto di idee un giro in stazione (e in treno) è la cosa migliore per ritrovarle.
Se poi se ne aggiungono altre... tanto meglio! ;)))



venerdì 15 maggio 2009

CITAZIONE MUSICALE n°5

"love me like you loved the sun scorching the blood in my vampire heart..."

[HIM - Vampire heart]

(anche questa è una dichiarazione d'amore, no? ;DDD)


CITAZIONE LETTERARIA n°5

"Quando ti vedo il Mondo si ferma. Si ferma e tutto quello che esiste per me sei tu e i miei occhi che ti guardano fisso. Non c'è altro. Non c'è rumore, non altra gente, non pensieri o preoccupazioni, non ieri, non domani. Il Mondo si ferma ed è un posto bellissimo, e ci sei solo tu. Tu soltanto e i miei occhi che ti guardano fisso."

[James Frey - In un milione di piccoli pezzi - Tea]

(la più bella dichiarazione d'amore ch'io abbia mai letta... :))) )


venerdì 8 maggio 2009

HIROSHIGE

Devo aver saputo di questa mostra su 'Il Maestro della Natura' l'ultima volta che sono stata a Roma, agli inizi di marzo, e, piacendomi il genere, la cosa mi aveva incuriosito, ma, non essendo ancora disponibile in quei giorni, mi sarò detta: 'Poi ci vengo!'.
Fra una cosa e l'altra si è fatto maggio, e della mostra mi ero completamente dimenticata.
Però, intanto, avevo un biglietto del treno (anzi due: A-R) inutilizzato e in scadenza, e, cercando un pretesto per non perderlo, qualcosa che potesse interessarmi, mi è tornata davanti agli occhi l'indicazione della mostra.



Non ci ho pensato che per pochi minuti, giusto il tempo di organizzare le cose, e mercoledì, alle 11, ero davanti alla biglietteria!
Credo sia stata una delle più belle mostre che abbia visitato.
Al di là della bellezza e del valore delle opere, essendo, ognuna di esse, un piccolo (per le dimensioni!) capolavoro, mi ha colpito la mostra stessa, organizzata e curata con la stessa attenzione che l'Autore ha riservato al suo lavoro.
Un'area per ciascuna serie di soggetti: dai fiori agli animali, ai paesaggi, all'uomo nel suo paesaggio.
Un percorso 'naturalmente' facile da seguire (e ben indicato all'ingresso), con le immagini a vista, protette in quadri singoli, le luci schermate da pannelli, per minimizzare i riflessi sul vetro e dare la possibilità di cogliere, da vicino, i dettagli.
Dal giardino all'ingresso, all'area finale, che raccoglie la sezione dedicata alle prime fotografie di quei luoghi e la riproduzione dell'interpretazione vangoghiana di due opere di Hiroshige, passando per il documentario che descrive il procedimento a stampa di questi ukiyo-e (immagini del mondo fluttuante), la tiepida penombra e la musica dei suoni dell'acqua, delle piante e degli animali, costituiscono l'oasi entro cui perdersi ammirando i soggetti ritratti da Hiroshige.
Un paradiso per gli occhi e per l'anima.



Mi è piaciuta anche l'attenzione rivolta ai bambini (e a quelli che si sentono tali nell'ammirare certe meraviglie), per i quali, il percorso offre momenti di immedesimazione pratica nel mondo giapponese: dalla timbratura del 'Diario di viaggio', come usa in Giappone, alla pratica, sulle lavagnette ad acqua, della scrittura coi caratteri kanji.



In definitiva, un'esperienza, della durata di due ore e più, di rilassata e piacevole stimolazione dei sensi.
Olfatto compreso!
Per via del debole profumo emanato dal giardino unito a quello della carta, e, probabilmente del legno fresco della struttura espositiva di supporto.
Il gusto lo si percepiva col cuore.


domenica 3 maggio 2009

PRESENTIMENTI LETTERARI

Un libro.
Pagine scritte da qualcuno, che ti si presentano agli occhi raccolte in una copertina su cui compare titolo, autore, e casa editrice.
Quando te ne trovi davanti centinaia è difficile scegliere!
E puoi conoscere o no chi scrive e l'argomento, la descrizione sommaria del testo o l'immagine posta a invito può colpirti o meno, certe volte è qualcos'altro che ti spinge a prendere il volume tra le mani e portartelo a casa.
(di norma dopo aver lasciato in cambio del denaro! ;PPP)
Certo, gli elementi sono sempre quelli: il titolo stesso, la forma, il colore del libro, il nome dell'autore pure, anche se -o forse proprio per questo- sconosciuto.
Insomma scatta quel qualcosa che ti incuriosisce, che ti spinge a trovare una scusa a quel bisogno di leggerlo.
Quale sia stato il pretesto per scegliere 'L'esercito della salvezza' di Abdellah Taia, edito dalla ISBN tra le nuove uscite di questa casa editrice contemporaneamente esposte sugli scaffali, non lo so.
Non ho mai sentito parlare di quest'uomo, il titolo fa scattare in me una istintiva diffidenza e la copertina è, come quasi tutte quelle della ISBN, di un ruvido bianco gesso con le scritte nere e il taglio rosso.
E' stato forse il presentimento che quella storia mi avrebbe conquistato. Come è puntualmente accaduto.
Non amo particolarmente le autobiografie, perché, difficilmente, quell' 'io' ha la forza di coinvolgerti, di farsi sentire 'tuo'. Qualche volta, però, succede. E non importa quanto il lettore possa essere diverso dal protagonista narrante. In questo caso, la potenza e la limpidezza dei sentimenti di Taia, sono tali da superare ogni differenza, di qualsiasi tipo.
Sono sentimenti universali e universalmente vissuti: l'amore, la gelosia, lo sconcerto, la paura, l'istinto di sopravvivenza, ma descritti con la coscienza positiva di essere al mondo come sé stessi.
Non importa chi tu sia: quando leggi ti ritrovi ad essere Abdellah. A parteggiare per lui in qualsiasi momento della sua vita, in qualsiasi situazione, perché, in fondo, (ma anche in superficie!) abbiamo fatto, pur se in altre vite e operando scelte diverse, quello che ha fatto lui.
E non perché sia un uomo comune, quanto, piuttosto, perché è uno come tanti, con le passioni e i desideri di tutti.
Davvero! ;DDD




PS: Taia ha il doppio puntino sulla i, ma non riesco a convincere il computer a farlo venire fuori! :S