venerdì 14 dicembre 2018

Always H.I.M.

A 'Più libri, più liberi' ci sono andata indossando la maglietta a mezze maniche degli H.I.M., perché chi c'era stato mi aveva detto che faceva caldo, lì dentro e allora, poiché era decisamente vero, mi sono sfilata giaccone e giacchettina e sono rimasta con quella in bella vista.
E mentre facevo i miei giri da uno stand all'altro, ad un certo punto, davanti ad uno di questi, una ragazza, fra quelli che lo gestiva, mi ha apostrofato: "Complimenti per la maglietta!".
Ho alzato gli occhi verso di lei stupita e perplessa e mi ha mostrato il polso, con tatuata sopra una bella e decorativa versione dell'heartagramma.
Lo confesso, mi si sono illuminati gli occhi, e ci siamo scambiate un sorriso felice e complice, da privilegiati nascosti dall'ombra che, venuti a contatto, si attirano come calamite e brillano come stelle.
Poco dopo ad un altro stand la cosa si è ripetuta: in contemporanea, due di loro, si sono accorti dei segni e dei simboli sulla mia maglia e è avvenuto un altro 'riconoscimento'.
Devo dire che la soddisfazione è stata tanta.
Non per il fatto in sé, ma per quello che significa.
 

domenica 9 dicembre 2018

Più libri più liberi

Quest'anno sì, ci sono potuta andare. E devo dire che la sede nuova, la 'Nuvola', non mi dispiace. Architettonicamente è bella, fa la sua figura, se poi così sia utilizzata al massimo delle sue possibilità non lo so. Libri, ovviamente, ce n'erano, e ne ho comprati. Sono passata a salutare chi dovevo e volevo, non mi sono incontrata con chi potevo causa mal funzionamento del telefono, le chiacchiere scambiate in giro sono state piacevoli, i soldi spesi, abbastanza.
 




 

domenica 25 novembre 2018

Dieci

Ne sono passati tanti, di anni.
Nessun resoconto.
Nessun buon proposito.
Solo un omaggio, nella scelta grafica, a conclusione di questo decimo anno di 'Annetta e basta'.
 
 


mercoledì 21 novembre 2018

Perla con le dita

Lui che spiega all'altro:
"Mi sono fatto prendere troppo alla mano da lei.".

Cosa in realtà abbia voluto dire è lasciato alla libera e benevola interpretazione personale del lettore. 😏😄

Ricordi

Certe volte le voci, le frasi, ti tornano in testa, nelle orecchie, per un reale motivo o no, e ti ritrovi a ricordare e a rivivere certe cose come se fossero successe il giorno prima, come se si ripetessero ancora, anche se non è così.

"Nunn arapi' a nisciun', bella r'a zia!"
"E a chi vuoi che apra?" [nel senso di: 'qui nessuno bussa']
"Nun se po' mai sape'!"

Ecco, io domando sempre: 'Chi è?', prima di aprire la porta, da quand'ero piccola, e non apro se non sono convinta, ma questo a mia zia non è mai bastato. Del resto forse aveva ragione lei : 'Non si può mai sapere.'

lunedì 19 novembre 2018

Puzze

Trovo irrispettoso, allo stesso livello di chi, coscientemente, frequenta i mezzi di trasporto pubblici senza lavarsi, chi ci sale e comincia a spruzzare profumo in giro.

venerdì 16 novembre 2018

Bprrr!

Ok, il cellulare che era di mio padre continua ad avere la sua frasetta:  "Ehi! Ti è arrivato un messaggio! Ciao!", per segnalare, appunto l'arrivo di un messaggio, e ognuno ha il diritto di utilizzare la suoneria, il suono (lecita/o) che preferisce, per farsi segnalare l'arrivo dei messaggi suddetti, ma se si sceglie un suono che fa: "Bprrr!",  in un tono, poi, discretamente alto, forse non è il caso di trasportare il cellulare nella tasca posteriore bassa dei pantaloni, ecco.

Rosaconiglio

E ti capita, la sera, mentre stai tornando a casa, di accettare il volantino pubblicitario di cibo da asporto da un qualcuno vestito da coniglio rosa e bianco e di pensare che, per essersi dovuto abbigliare in quella maniera, si deve, all'uomo dentro il coniglio, almeno un minimo di rispetto, che in pratica consiste nel leggere il foglietto -che in qualche punto suscita qualche perplessità circa la definizione usata per le teoricamente appetitose pietanze, fra cui, stranamente, non è compreso il coniglio- e nel depositare il medesimo foglietto nella differenziata casalinga invece che in quella stradale.

domenica 28 ottobre 2018

L'ora in più.

L'ultima domenica di ottobre è il mio giorno dell'anno preferito: termina l'ora legale, e di conseguenza mi passa il jet lag  che inizia l'ultima domenica di marzo, dura per tutta la primavera, scompare in estate, e ricomincia in autunno.
Di solito questa giornata  era consacrata alla musica: facevo le cassette. Poi, per un anno o due, ho fatto qualche compilation cd, ma non era la stessa cosa, quindi sono passata a sentirla solo dai vinili. Da un paio d'anni neanche questo.
E' solo la fine di una tradizione, però, perché la musica la ascolto tutti i giorni.
E, nonostante il senso di pace e di percezione calma del tempo che mi dà l'ora in più, spero vivamente che finisca anche l'uso dell'ora legale.
Peccato non poter avere, però, almeno una volta al mese, un'ora in più, da usare positivamente per sé.

lunedì 22 ottobre 2018

L'arco e la luna

Colte al volo, in un'uscita sotto la pioggia.
 
L'arco(baleno):
 
 
La luna:
 
 

mercoledì 17 ottobre 2018

Faccia a faccia

Mi fa sempre uno strano effetto incontrare per strada persone che hanno la fisionomia dei miei personaggi. Alcuni di essi, in verità, anche se in maniera inconscia, sono ispirati, soprattutto fisicamente, a persone reali, qualche volta, invece, sono altri personaggi, o attori, o modelli, o cantanti, ad essere fonte di ispirazione.
Il più delle volte, se si tratta di individui riconoscibili, lo ammetto come dato di fatto.
Difficilmente, però, i caratteri sono presi da queste figure: in quello ci tengo a che siano loro stessi, e se una qualche caratteristica comune può esistere, anche in quel caso, essa viene messa in evidenza.
Ma, come dicevo, incontrarli, mi suscita ilarità e, un poco, mi emoziona.
La prima prevale quando, come oggi, incontro la fonte d'ispirazione (e la persona che ho in mente, assieme al personaggio di un film dà, più o meno, le fattezze ad uno dei miei personaggi preferiti, uno dei miei numerosi alter ego), la seconda, a cui si unisce la meraviglia, esplode quando ti trovi faccia a faccia (o gomito a gomito, o via dicendo) con l'incarnazione della tua creatura, e allora, istintivamente, stai lì a cogliere dettagli che vorresti riconoscere, ma che, per prudenza, non ti concedi mai il tempo di osservare per bene.

lunedì 17 settembre 2018

Festival dell'Oriente

E sì, come ogni anno, una visitina bisogna farla.
L'aver unito a questa manifestazione anche 'Napoli incontra il mondo' ne fa un evento gigantesco, ma l'aver ridotto i giorni lo rende un po' caotico, anche se gli spazi fisici delle varie sezioni si sono dilatati.
Difficile vedere tutto in una sola giornata, perché, non essendoci abbonamento per l'intero fine settimana, risulta dispendioso andare oltre.
Per alcune sezioni che si sono ingrandite, altre si sono un po' rimpicciolite, e altre ancora sono sparite del tutto, ma l'essenziale continua ad esserci e, tutto sommato, 'Il festival dell'Oriente' resta sempre un evento gradevole a cui partecipare.
 
 

Fioriture





roba da uomini

Fa un certo effetto scoprire, per caso, sull'autobus, quali sono i divertimenti vacanzieri, di preferenza all'estero, del maschio medio italiano presumibilmente single.
Senza molta fantasia è il classico stereotipo: andare a donne. Che quindi tanto stereotipo non è. Anche se, poi, vengono giudicati noiosi e pesanti, gli amici che non ci vanno, e che quindi esistono e fanno vacanze in cui si esplorano luoghi e usanze, invece che femmine.

venerdì 10 agosto 2018

'Montpelier parade'

Karl Geary - Montpelier parade - Fandango Playground
 
L'amore ha molte forme.
L'amore si trasforma. Per darsi senza condizioni, per aggirare le convenzioni.
E per descrivere queste situazioni c'è bisogno di una voce attenta e sensibile, capace di mettere in evidenza e far comprendere i minimi gesti, le minime sfumature di espressione. Capace di far entrare in sintonia con tutti i personaggi, anche quando l'amore si ribella, e, per sopravvivere, accetta compromessi, o si nega.
Figure potenti, ma, allo stesso tempo, discrete, Sonny, Vera e Sharon si muovono in una Dublino che costituisce lo scenario, se pur condizionante, dove le loro azioni e interazioni hanno luogo e ragione d'essere.
La descrizione attraverso i sensi di Sonny, il 'tu', lascia d'impatto un po' perplessi, ma, dopo poche righe, diventa il faretto che illumina la strada, la guida che indica il percorso da seguire.

Perla maschia

Autobus di mezza mattinata estiva discretamente affollato.
Da dove sono seduta, la visuale è ottima, l'audio, per i rumori esterni ed interni, no.
I due soggetti devono essere vicini ai settanta e tutto farà pensare che siano amici da lunga data, in confidenza fra loro.
Sono in prossimità dell'uscita e si capisce che scenderanno a due diverse fermate.
L'altro che si dicono, se se lo dicono, non si capisce, ma il gesto che fa il primo in partenza, con il medio e le altre dita della mano, puntato il primo e arrotondate le seconde, appoggiandole in prossimità del solco sul fondoschiena dell'altro, è piuttosto esplicito.
Il secondo in partenza, dal canto suo, fattosi superare davanti all'uscita, accenna una non convincente risata imbarazzata e, più per prassi che per convinzione, sembra, fa finta di dargli un calcio nel polpaccio.
Il primo ride e scende.
Il secondo, come se niente fosse, scende due fermate dopo.
 
Strani esseri, gli uomini.
Strano il loro modo di 'essere maschi'.
Strano il loro modo di 'giocare'.
Assurdo il loro accanirsi sui sentimenti dei loro simili.
O, all'occasione, di negare i propri.

venerdì 27 luglio 2018

Luna

La luna del 27 mattina.
 

domenica 22 luglio 2018

Del pelo

In fondo, anche se cambiamo loro il nome a seconda delle zone in cui crescono, sempre peli sono, e la differenza fra quelli degli esseri umani e quella degli animali è poca.
Di nuovo: sempre peli sono.
Prendiamone in considerazione alcuni, allora.
Nello specifico, quelli che crescono sul viso degli uomini, la così detta 'barba', definizione che, in via generica, comprende anche il sottoinsieme definito 'baffi'.
E' vero, anche alcune donne hanno l'una e/o gli altri, ma non ce ne occuperemo.
Con le barbe e con i baffi ho un rapporto conflittuale.
Lo so che quei peli lì devono venir fuori per forza, ma non li amo particolarmente, anche se li preferisco a tre dimensioni, piuttosto che fonte di colore per la pelle.
I miei nonni avevano baffetti quasi invisibili, doveva essere la moda dell'epoca.
Mio padre, a periodi si faceva crescere i baffoni come suo nonno, la cui foto mi osserva dal muro dietro il computer, a periodi altri una corta, piuttosto uniforme, barbetta, che solo un paio di volte ricordo lunga qualche dito.
Quella di R.C. pungeva  già appena fatta, perché non faceva il contropelo.
Altre erano piuttosto 'normali'.
Di regola ho sempre preferito gli uomini ben rasati.
Certo, ci sono state e ci sono delle eccezioni. Perché quel paio di millimetri, luminosi e pungenti, possono avere il loro fascino.
Da un po' c'è la moda della barba lunga, spesso associata alla testa pelata. E qualcuno, anche se i capelli li aveva al posto loro, si è preso la (in?)giusta considerazione che quelli che si perdevano sulla cima ce li si faceva crescere sul mento.
Babbonatale mi piace con non più di tre dita di barba ben curata. E ho detto tutto.
Però, per arrivare a quelle tre dita, c'è voluto l'aiuto psicologico inconscio di tutta una serie di amici e conoscenti gay maschi, che, portandola con attenta noncuranza, me l' hanno fatta prendere in considerazione con più benevolenza.
Aggiungo solo, un po' fuori pelo, ma per completare il quadro, che:
- i capelli lunghi, per gli uomini, mi piacciono.
- il riporto no.
- i peli sul corpo li tollero.
- la lanugine no.
Ecco, S.S. [amico di FB], sei contento, adesso che abbiamo parlato di peli ...della barba? 😉 😄 

'Le case del malcontento'

Sacha Naspini - Le case del malcontento - Edizioni e/o
 
Ogni tanto succede, che il libro di un autore italiano susciti la mia curiosità e mi convinca a tal punto da farmelo comprare, e poi, dopo averlo letto, sia soddisfatta.
"Le case del malcontento" è un romanzo che ha per protagonista un borgo maremmano che si descrive attraverso le voci di tutti i suoi abitanti, i quali, parlando di se stessi, raccontano la storia degli altri e fanno evolvere quella di Le Case medesimo, mentre vengono alla luce  i segreti e i misteri della comunità e dei singoli.
La consistenza è quella del romanzo vero, e, anche se la pluralità di voci può, d'impatto, sconcertare, la lettura e la comprensione sono agevoli e gradevolissime.
Una parlata caratteristica contribuisce a rendere più reale tutta la storia, in cui, quasi senza volere, ci si ritrova coinvolti e partecipi fino al particolare, intelligente, e imprevedibile finale.

Buonsenso

E' una considerazione che mi ritrovo a fare spesso, e tutte le volte mi convinco sempre di più della sua validità. Così, una volta di più, non posso far altro che affermare che, a proposito delle cose, aveva ragione il cane Chicco, quando, alla canina maniera, proclamava: "Se ne perdi il possesso non sono più tue.".

mercoledì 27 giugno 2018

E una seconda.

Sì, c'è pure una seconda volta.

 
E ancora un'altra prima!
 
 

giovedì 21 giugno 2018

C'è sempre una prima volta!

Ci sono voluti giorni di attesa, ma lo spettacolo, seppur di breve durata, né è valsa la pena!
 










 


lunedì 21 maggio 2018

dal treno

Fotografie in movimento.
 






 

giovedì 10 maggio 2018

Perla dietetica

E lo sento parlare al telefono con qualcuno e raccontare, in tono convinto, di aver mangiato, in una ciotola piccola (?) "Pasta e fagioli con le cozze 'dietetica'".
Datemi la ricetta, per favore.

domenica 6 maggio 2018

'Se muore il becchino'

Anna D'Alberto - Se muore il becchino - Aras edizioni
 
Citare qui la frase con cui inizia il libro verrebbe spontaneo, ma la suspense implicita in quella affermazione deve essere vissuta in quel momento, per poter entrare in argomento con il giusto stato d'animo.
La storia narrata è semplice e complessa allo stesso tempo e i personaggi sono caratterizzati in una maniera particolare la cui finalità verrà esplicitata solo nelle ultime righe.
La premessa è che, il raggiungimento del posto fisso in un ente pubblico -l'ambientazione del romanzo è italiana, vale la pena specificarlo- non permette di star tanto a discutere sul di che cosa ci si debba occupare, e quindi il cimitero è un luogo di lavoro buono come un altro (cosa vera di per sé, va detto), sempre che, però, non lo si identifichi con il posto tranquillo e silenzioso che appare da lontano, perché, frequentandolo, si scopre che, poiché i morti non muoiono mai veramente e i vivi continuano ad interagire con loro,  questo posto pullula di vita e di ogni aspetto relazionale legato ad essa. E si scopre pure che avere a che fare con entrambi, i vivi e i morti, da soli e in contemporanea, non è una cosa semplice da gestire. Non si può improvvisare e non è facile capire chi è più temibile.
E poi, ovviamente, c'è la Morte, con cui relazionarsi e con i cui affari e con i cui problemi da risolvere, venire in contatto.
'Se muore il becchino' è un piccolo romanzo ben scritto e gradevolissimo da leggere, che, per gli argomenti trattati e per il modo in cui ciò viene fatto, fa pensare e fa riflettere sulla vita che conduciamo e fa giungere alla mai smentita conclusione che forse, tutto sommato, in certe situazioni, è meglio avere a che fare con i morti che con i vivi.

'Dàimones' 2

Dany & Dany - Dàimones - Prima Lux - Vol.2 - Passenger press
 
E sì, da alcune settimane, la seconda parte di 'Prima Lux' è in cartaceo!
Anche questa volta ho preso sia l'edizione limitata (ancora la copia n° 10/30 con Aidan in copertina) sia l'edizione regolare.
Inutile sottolineare che la divisione in due volumi è puramente formale, perché la storia fluisce da un capitolo all'altro senza interruzione e, nell'ultima pagina, dove la parola 'fine' è relativa alla prima fase della storia, 'Prima Lux' appunto, si affaccia - letteralmente - sul futuro ['Vis arcana' ? 😉 😄].
E' forse anche inutile, ma va fatto, far notare che la cura dell'edizione di questo secondo volume, la cui prefazione questa volta è di Antonio Serra, è pari, e non poteva essere diversamente, a quella del primo.
In allegato con la prevendita, sempre per festeggiare il decimo anniversario della Passenger press, c'è 'The cross', un albo spillato di sedici pagine, in edizione limitata e numerata [il mio è il n°10/111], stampato su carta color avorio e con la copertina scura (sangue di bue?), contrasto adattissimo a richiamare l'antico, dove si narra appunto, senza parole, arte in cui Daniela Orrù e Daniela Serri sono Maestre, un episodio crudele e tenero della giovinezza di Ian.
E' difficile trovare nuove parole per elogiare l'opera di Dany & Dany, davvero difficile, quindi mi limiterò a definire 'Dàimones' 'semplicemente perfetto', in attesa di leggere il prosieguo della storia.

mercoledì 2 maggio 2018

Comicon2018

 
 
28 aprile -1°maggio, ventesima edizione della manifestazione.
Ne ho saltate solo due: la prima (o la seconda) e la diciannovesima.
Sarà stato per il ventennale, ma quest'anno mi è sembrata più calma e più pertinente, come non succedeva da tempo.
 

Tra i libri con disegno e dedica 'La giusta mezura' di Flavia Biondi, e quello che ha fatto vincere a Barbara Baldi il premio Micheluzzi come miglior disegnatore : 'Lucenera'.

 
Un grazie particolare va poi a Giopota, che, essendomi dimenticata a casa 'Un anno senza te', il disegno me l'ha fatto su un foglio gentilmente regalatomi da un'altra visitatrice.
 
 

sabato 28 aprile 2018

'La giusta mezura'

Flavia Biondi - La giusta mezura - Bao publishing
 
Il tratto incisivo e completo di Flavia Biondi, in un bianco, grigio e nero essenziale ma ricco di dettagli, racconta che le storie d'amore non sono mai facili.
Soprattutto quando, nel relazionarsi con l'altro, interferiscono fattori come la (pre)visione del futuro insieme, la convivenza a due, il lavoro, i soldi.
Perché, passare dalla condizione di studente fuori sede che lavora per mantenersi e vive in comunità il suo rapporto con l'altro, a quella di futuri occupanti singoli di un appartamento, con un lavoro più o meno stabile, è un cambiamento fisico e mentale notevole, che, tante volte, non viene affrontato da entrambi i soggetti allo stesso modo.
E allora, senza tradire amore e buona volontà, è inevitabile che saltino fuori i problemi e si facciano strada incomprensioni e malintesi, aiutati dall'esigenza di scoprire se non ci possa essere anche, magari, un cambiamento della rotta prevista.
Si può, allora, arrivare agli estremi, alla rottura, ma, se l'amore non si è consumato, allora si terrà conto della 'giusta mezura', quella che, cioè, tiene conto dell' 'umanità' delle persone, della loro 'limitatezza', e la storia riprenderà il suo scorrere. Non però dal punto dove si era fermata, ma da lì dove è giunta.

'Lucenera'

Barbara Baldi  - Lucenera  - Oblomov edizioni
 
Un racconto inglese dell'Ottocento: luci ed ombre, parole e silenzi, realtà e segreti.
Una storia semplice, quella di due sorelle caratterialmente diverse, divise da un'eredità che, nella sua forma, determina una fattura insanabile fra di loro.
La vita farà il resto, favorendo chi ha avuto la possibilità di godere a suo piacimento di quanto ottenuto, e penalizzando, nonostante la dedizione e il lavoro, chi ha avuto da gestire un patrimonio soggetto all'imprevedibilità degli eventi e all'usura.
Ma quando sembra che la forza d'animo e l'impegno non bastino per andare avanti, per superare le sempre crescenti difficoltà, ecco spuntare il soccorso, la possibilità del riscatto e della rivincita sulla vita attraverso le proprie doti.
La trama è chiara e lineare, e bastano poche, essenziali, parole, a raccontarla senza sminuirla, mentre i disegni con cui viene rappresentata -ogni vignetta può tranquillamente essere paragonata ad un quadro- sono semplicemente stupendi, capaci, con le loro tinte, col tratto sfumato e dettagliato allo stesso tempo, di descrivere ed evocare i paesaggi fisici e dell'anima, della quotidianità come dell'episodio eccezionale, che rappresentano la complessità dei sentimenti narrati.

'Dottor Neanderthal'

Francesco Costa - Dottor Neanderthal . Il colore morto della mezzanotte - Centoautori
 
'L'eroe è solo.'. Una citazione che si perde nella notte dei tempi. E Leonardo, eroe indiscusso, è solo dalla prima all'ultima pagina.
Si potrebbe aggiungere che, in verità, tutti siamo soli, ma non sono le storie di ognuno di noi ad essere sotto osservazione, è la sua.
Si potrebbe anche precisare che Leonardo, la solitudine, la cerca, ma, invece, come sempre e per tutti accade, è la conseguenza di un non ritrovare se stesso, o almeno quella parte di noi che ci accomuna a tutti coloro che ci circondano, negli altri.
Soli sono Adriano e Bettina, pedine di un gioco di cui sovvertono le regole, pagandone le conseguenze.
Soli sono Stefano e Viola, che propongono un'altra variante alle regole.
Soli sono tutti gli altri protagonisti.
Ma giocano in squadre, dove, però, i giocatori sono bendati, o fingono di esserlo, per spostarsi da uno schieramento all'altro, rimarcando, in questo modo, la loro singolarità di protagonismo.
In questo primo tempo, i colpi di scena e i fondali si susseguono vertiginosamente, ricchi di attori e di particolari, senza lasciare respiro, a volte letteralmente, a chi si trova coinvolto, da protagonista o da lettore, nella vicenda.
Il tono volutamente ironico sottolinea i passaggi dove la realtà è analizzata, accettata e messa da parte. Non  per eluderla, ma per sopportarla, trovandocisi dentro senza una particolare volontà di farlo. Senza una particolare volontà di capirne i misteri. Da parte di tutti. Finché, poi, viene il momento, l'opportunità, che stimola la voglia di farlo, e i misteri, piano piano, non sono più tali.
Non tutti, certo, perché l'avventura è destinata a continuare, in quanto il mondo dei Neanderthal, dalle sue origini fino ai nostri giorni, ha molto da rivelarci, da insegnarci e, probabilmente, da farci temere.
 

venerdì 20 aprile 2018

Prima scottatura solare

Solo un dettaglio: fa già impressione così!
 
 
E' la spalla destra -con annessa traccia della spallina-. Il braccio fa troppo arrosto senza patate.
Spero solo che peperoni, pomodori, zucchini e fagiolini mi ripaghino!

giovedì 5 aprile 2018

Al porto

 

 




Avvistamenti

Un paio di settimane fa, dal treno: il fascino dell'illusione!  😃 😏
 




 

giovedì 15 marzo 2018

.0

Ogni tanto mi ritorni in mente, perché sì, perché non so.
E forse non lo voglio più sapere.
Ma il pensiero resta, fisso come il ricordo.
Oggi più che mai.
 

martedì 6 marzo 2018

a.e.d.

Cchiù nnera d' 'a mezzanotte nu' ppo' vvenì!
 
 

venerdì 2 marzo 2018

La strada

Ieri ho perso il cellulare.
Praticamente mi è scivolato di dosso, tenendolo io, difformemente dalle mie abitudini, appoggiato su busta e giornali che avevo fra le braccia.
A niente sono serviti i richiami dell'ottavo senso, che ripetutamente mi ha sollecitato a riporlo al suo posto. L'ho bellamente messo a tacere e la conseguenza è stata che, ad un certo punto, il cellulare non era più dove doveva essere.
Non li nascondo, i momenti di panico, quando me ne sono accorta, e neanche che ero ad un passo dal mettermi a piangere. (La stanchezza fa brutti scherzi.)
Però, il primo pensiero coerente è stato: 'Dove l'ho messo?'.
Ero sicurissima, infatti, che non me l'avessero rubato.
Cerca nelle tasche, nella borsa, un filo di razionalità, nonostante un'altra parte del cervello organizzasse già cosa si dovesse fare per limitare i danni, mi indica la cosa più probabile: 'L'hai lasciato in uno dei negozi di gioielli indiani in cui sei andata, perché prima di cominciare il tour ce l'avevi.'.
E così sono tornata in quello in cui avevo comprato.
Ovviamente il cellulare non era lì, ma i due signori gestori l'hanno gentilmente fatto squillare finché qualcuno ha risposto e me l'hanno passato.
E io l'ho ripassato loro, perché non mi era facile capire quale fosse l'altro negozio da cui rispondevano. Loro, ovviamente, si sono capiti, e uno dei due mi ci ha accompagnato.
Era poco più avanti, (indietro rispetto a da dove tornavo) e non ci ero entrata, ma mi ero solo abbassata a guardare alcuni gioielli su un espositore esterno.
Dovevo essere stravolta, e il signore che era dentro, dopo avermelo dato, aver raccontato che l'avevano trovato a lato dell'ingresso, e aver insistito a non voler essere ricompensato per una cosa così, perché il fatto che io fossi contenta di averlo riavuto lo ricompensava più di tutti i gioielli della Terra, mi ha rincuorata anche dicendomi che 'il destino del telefono era di ritrovare la sua strada', cioè me.
Nonostante io non avessi ascoltato la voce che mi diceva di proteggerlo.
Starò più attenta.
E, dopo aver comprato un oggettino simbolico in questo negozio e aver promesso, all'occorrenza, di ritornare, e di parlarne bene a tutti, sono andata via.
[La pubblicità qui sopra non la faccio perché non mi sembra il luogo adatto, ma potete chiedermi dov'è. 😊 💬 ]

martedì 27 febbraio 2018

Me and 'Ritorno a Brideshead'

Durante gli 'affari di famiglia', bisogna leggere storie di famiglia.
Soprattutto quando, per strane casualità, le due cose hanno una sorta di legame.
Anche se le situazioni vissute sono diverse da quelle raccontate.
La curiosità per 'Ritorno a Brideshead' di Evelyn Waugh [Bompiani] nasce dal non aver visto il film una sera che l'hanno visto i miei, e dal loro commentarlo e chiedermene.
Non ho tutti i libri del mondo, ma sono in grado di recuperarne, alla bisogna, una gran parte.
E così è stato.
Ma la curiosità è andata oltre e di Evelyn Waugh ho preso pure 'Il caro estinto' e 'Tutti i racconti' [editi sempre da Bompiani]. Chissà perché, poi, ho preferito  iniziare a leggere questo autore da queste opere qui, nell'ordine, rimandando 'Ritorno a Brideshead', del cui protagonista narrante, si parla già in un racconto, 'Charles Ryder ai tempi della scuola', incluso nella raccolta.
E la lettura è stata rimandata ad oltranza finché non è arrivato il momento di spostarlo dalla pila sul comodino alle mani in occasione di un temporalmente breve trasferimento da casa propria a casa altrui.
La prosa, il modo di raccontare di Evelyn Waugh sono piuttosto particolari, ed è difficile dimenticarsi di personaggi su cui ha indugiato a lungo, come, appunto, nel caso di un romanzo.
Brideshead è un luogo, una delle proprietà della famiglia Flyte, ma è anche il nome di uno dei figli. Con gli altri tre, un altro maschio e due femmine, sono, insieme alla loro madre, gli individui con cui entra principalmente in relazione Charles Ryder.
Altri soggetti interessanti sono alcuni amici di Sebastian, il secondo fratello, e, anche con questi, Charles si troverà a relazionarsi.
Ma il suo rapporto con le persone, profondo a livelli diversi, soprattutto con Sebastian e Julia, la sorella più grande, implicano il suo confrontarsi con il mondo a proposito di molteplici questioni riguardanti la vita e le relazioni sociali.
Charles Ryder ha il ruolo di fulcro e di collante, della storia e dei personaggi, ma sono senza dubbio Sebastian, in un certo senso sia il suo complementare che il suo opposto, e Julia, gli altri due vertici di un triangolo in cui amicizia e amore si mescolano, si fondono e si mescolano ancora, per assumere nuove configurazioni.
Un triangolo non insolito, in verità.
Forte è la critica alla religiosità cattolica, causa di tutta una serie di comportamenti, che, di conseguenza, generano tutta una serie di problemi non sottovalutabili con cui si scontrano, di volta in volta i Flyte, e che Charles Ryder sembra affrontare con più leggerezza.
Le convenzioni sociali, però appartengono agli uni e all'altro, e comunque alla vita laica di tutti i giorni, e nessuno di loro, seppur nell'ambito di circoli ristretti sembri non tenerle in considerazione, quando si trova in contesti più ampi e importanti, ne subisce il peso.
Difficile descrivere il rapporto fra la vita fuori casa, mia, e il vagabondare ubriaco di Sebastian, o il passare dall'affetto di questi alle grazie di Julia da parte di Charles, eppure esiste, ed è forse identificabile in una sorta di narcotizzazione degli affetti per sopravvivere alla pressione degli stessi e sopraffarli per farli rinascere a nuova vita.
Una nuova vita che, in fondo, nonostante la cristallizzazione dei problemi e il conseguente adattamento di essa a questa necessità, pur se non espletandosi come la migliore possibile, si ritroveranno a scegliere di vivere, alla fine, sia i Flyte che Ryder.

Neve

Stamattina alle nove:
 





Stamattina alle undici:
 
 

 

mercoledì 14 febbraio 2018

St.Valentine's Day

E, per una volta, non sono innamorata di qualcuno! 💖

giovedì 4 gennaio 2018

Prima

La prima luna piena dell'anno.
 
 

Primo

Il primo arcobaleno dell'anno.
(Dal filobus in corsa.)
 




 

lunedì 1 gennaio 2018

Nuovo anno

Questa, a modo suo, è una citazione, ma la tentazione è stata grande e irresistibile.