venerdì 18 dicembre 2020

arcobaleno

Ogni tanto appare, anche nei posti più inusuali.



Libri

E sì, è vero e lo confermo: sto leggendo poco, ma davvero poco, per i miei standard.
Un libro lo tengo in giro per giorni senza andare avanti di mezza pagina.
Però poi lo finisco. E meno male.
Vale anche per i fumetti.
Però sto cercando di mantenere un ritmo costante nella scrittura.
E questo è un bene. Sempre che non guardi troppo avanti a quel che è in programma.
Rallentare ma non fermarsi.
Mi sa che è quello il trucco che permette di proseguire. Senza pensare troppo.
Non pensando affatto, alle volte.
Senza guardare indietro, senza guardare avanti.
Il cerchio delle braccia terse è già troppo ed è più che abbastanza.
Resistere.
Si può.

Sul ricordo

Il ricordo è la manifestazione della nostalgia.
Può essere bello o brutto, la sostanza della cosa non cambia: quel che avevi non è più lì con te.
E' l'essere un bel ricordo od un brutto ricordo che fa la differenza, ma il sentimento che ne deriva è esattamente l'opposto del motivo che lo suscita.
Quindi, cosa è più difficile da sopportare, nei ricordi?
E perché, però, ci abbandoniamo proprio a quelli?
Perché il meglio è quel che riconosciamo di aver perso, in quanto il peggio 'passa'?
E' possibile.
Ma ricordare il meglio fa quasi sempre male.
E allora?
Forse è un problema di memoria.
Ce 'è troppa e non abbastanza selettiva in funzione del bene del proprietario.
Ma chi rinuncerebbe anche ad un solo secondo di essa?
O a qualcosa perché essa è in grado di riportare alla memoria ricordi?
Certo, a livello conscio si riesce a mettere da parte qualcosa, a isolarlo dalla quotidianità, quando la reazione del ricordo, e quindi della nostalgia, è certa ed immediata, ma quando le cose la scatenano all'improvviso e siamo indifesi? Quando non ti aspetti che esse ti facciano del male, partendo dai sensi, passando per il cervello e arrivando al corpo?
Cosa è peggio, scoppiare in lacrime per una musica o per un odore?

venerdì 4 dicembre 2020

Perla dimensionata

 Mi serve una scatola per spedire un regalo composto di più parti, dimensioni totali di ingombro 23x26x18 centimetri, cioè, 23 centimetri di larghezza, 26 centimetri di lunghezza (due dati all'occorrenza scambiabili fra loro) e 18 centimetri di altezza. Nel gergo universalmente conosciuto delle cose a tre dimensioni: 23x26x18 centimetri. Bene, vado nel negozio che vende anche i pacchi e ne chiedo uno di misura minima 24x26x20 centimetri. Un po' più grande non è un problema, le cose si possono bloccare dentro, più piccolo non serve perché non ci entrano. Ragionamento elementare che, nella sua elementarità non viene compreso dal commesso, che, striscia metrica sul bancone:
1) cerca di figurarsi un rettangolo aiutandosi con le mai,
2) misura una scatola notevolmente più bassa e notevolmente più lunga,
3) mi vuole mostrare scatole 20x20 di differenti altezze che, all'occasione possono venir ridotte.
Inutile riportare che l'ho ringraziato, me ne sono andata e ho risolto il problema diversamente.
Una domanda, però rimane: come è possibile che accada una cosa del genere? Ignoranza? Incompetenza? Cosa?
Non lo so, non lo so proprio.

In viola


 









Paesaggi in viola

 




Inganno


 Non è la prima volta che incontro farfalle con le ali rovinate. Non so come se le siano ridotte in quella maniera, ma di certo non è stato sulle spine dove si è posata per farsi fotografare.

Pioggia