E' la definizione, generica ma precisa, di una condizione che accomuna persone con storie e situazioni diverse.
'Senzatetto' vuol dire 'senza una casa in cui tornare', e non importa se quella casa la si ha ancora fisicamente o la si potrebbe avere. Non è un luogo in cui si può 'riandare', col corpo e/o con la mente.
E' un rifugio perso, rinnegato, abolito.
Una condizione per certi versi estranea alla natura umana. Che però si prende la sua rivalsa facendo concentrare le aggregazioni di questi individui nei luoghi di transito per eccellenza delle città: le stazioni.
Sono l'ovvio riparo dalla pioggia e dal sole, ma sono indubbiamente fredde d'inverno e calde d'estate!
Però, lì, la vita scorre a piedi.
In fretta, certo, fra un annuncio e l'altro, fra un fischio e un saluto, ma l'aria è ricca e densa di quelle emozioni semplici e basilari di cui queste persone, inconsciamente, hanno bisogno e che, istintivamente, anche nella loro immobilità, ricercano, pure se poi, più o meno coscientemente, rigettano.
Chi invece, queste emozioni, più tangibili di quelle trasmesse dalla televisione, le ricerca di proposito lì è Lou Bertignac, la protagonista di 'Gli effetti secondari dei sogni' di Delphine De Vigan, [Oscar Mondadori].
Lou Bertignac è una ragazzina con un quoziente intellettivo decisamente elevato che, insieme alla complessa situazione familiare e alla differenza d'età, la estranea dal contesto scolastico in cui cerca, nonostante tutto, di integrarsi.
L'incontro fortuito, in una stazione, appunto, con una giovanissima senzatetto, si trasforma nell'argomento di una relazione scolastica e in un'amicizia capace di risanare la profonda ferita familiare e far crescere la personalità sociale della protagonista.
La leggerezza del racconto esalta la profondità del tema, e la complessità delle situazioni esaminate conducono ad un finale altrettanto complesso. Molto realistico, anche se intriso di positiva speranza.
Quali siano però 'gli effetti secondari dei sogni' no lo so, visto che Lou, concreta in tutti i suoi pensieri così come in tutte le sue azioni, parla solo degli effetti secondari della vita, "...quelli che non sono menzionati in nessuna avvertenza, in nessun libretto di istruzioni.", e il titolo francese recita semplicemente 'No et moi'.
[No è il diminutivo di Nolwenn, la senzatetto.]
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