Philippe Besson - Un certo Paul Darrigrand - Guanda
Una foto ritrovata. Un ricordo. Due ragazzi.
La loro storia d'amore: breve, intensa, significativa.
E descritta da Philippe Besson in prima persona, che continua, così, la fase biografica delle sue narrazioni, iniziata con 'Non mentirmi', raccontando dell'anno di specializzazione post laurea trascorso a Bordeaux, dove conosce, allievo dell'altro corso, Paul Darrigrand, col quale, a sorpresa, è subito 'storia', è subito 'amore'.
Un amore dei più difficili, perché Paul è sposato con Isabelle, e, per quanto possa sembrare strano e inverosimile ai più, ama entrambi.
La loro relazione procede, quindi, in clandestinità, mentre la loro amicizia è sotto gli occhi di tutti, anche della stessa Isabelle. Poi succede l'imprevedibile: Philippe si ammala, e la prima paura è che sia sieropositivo. Non lo è, ma la situazione è altrettanto grave e si risolverà, molti mesi e molte cure fallite dopo, con un'operazione.
Nel frattempo, la storia con Paul subirà prima una modifica, per lo stage di Paul a Parigi, e poi, quando tutto sembrerà risolversi per il meglio, si chiuderà definitivamente.
La svolta autobiografica non cambia lo stile di Philippe Besson, semplice, intenso ed efficace, ma ne accentua il carattere episodico, mostrando, come in un album fotografico, le immagini che raccontano l'accaduto, quelle che si legano al suo vissuto letterario, e quelle precedenti o successive, nel tempo, relative ad esso. E' la stessa, intelligente, tipologia di narrazione utilizzata in 'Non mentirmi', che risulta piacevole alla lettura perché è in grado di conciliare la curiosità per l'accadimento personale con l'interesse per la storia, e che riesce a trasformare Philippe Besson, insieme alle altre persone di cui parla, in personaggio di se stesso, con le sue paure, i suoi dubbi, i suoi sentimenti, le sue emozioni.
Questo percorso 'nuovo' di scrittura, forse per la spontaneità di resa e per il legame con le sue opere letterarie prettamente 'romanzesche', non fa ripiangere queste, ma, anzi, ce ne fa apprezzare, a posteriori, la bellezza, facendoci valorizzare il lavoro, di trasposizione dalla realtà e di trasformazione in finzione dei fatti, del loro autore.
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