Due giorni di pioggia, pur facendo altro, bastano a leggere poco più di cento pagine.
(123, per la precisione, e in italiano)
Soprattutto se le parole sono precise e pesano il giusto.
Se poi quelle parole, per un motivo o per un altro, ti fanno tornare indietro nel tempo, in un tempo, che, pur non essendo esattamente quello della narrazione, ti è appartenuto, il loro numero ti sembra troppo basso.
Del resto, tutte le storie che ti piacciono, finiscono sempre troppo presto.
Sto parlando di 'Il praticante', by Gilberto Severini, edizioni Playground.
E' una storia ambientata nella provincia italiana dei primi anni sessanta, una storia come tante... ;)))
(no, di cosa parla non lo dico! ;PPP)
Una storia con quelle atmosfere che si sono trasportate ancora per alcuni anni, e che, chi è nato anche un po' dopo, conosce, per ricordi degli strascichi delle stesse o per sentito dire.
Atmosfere del secolo passato, mi viene da dire, perché si, adesso, i vetri delle case non si appannano più!
O, se succede, succede molto di rado e per fortuite circostanze.
I doppi vetri, i deumidificatori, il riscaldamento, il tempo che cambia, fanno brillare lucido il panorama!
E' vero, la condensa ancora si forma, ma quel velo sul vetro freddo, lavagna improvvisa e improvvisata, su cui scrivere con le dita, è praticamente sparita!
Ci disegnavi usando il polpastrello, l'unghia, il dito piegato, il tappo della penna o qualsiasi altro oggetto a portata di mano, per ottenere righe più spesse o più sottili, mentre il fiato procurava le sfumature.
Ricordo che superavo di poco la fascia di legno che divideva il vetro superiore da quello inferiore del balcone, e... non c'era scuola, pioveva, e le storie nascevano, nascoste in quei tratti, solo apparentemente casuali, sul vetro del soggiorno.
Adesso, sui vetri, ci sono solo le gocce d'acqua, e il fiato ci rimane poco.
Il protagonista del libro non scrive sui vetri appannati: li guarda solo, camminando nella neve una mattina di Natale.
Però mi ha ricordato i miei.
E anche che, dentro le finestre, ci guardo sempre. E immagino...
(ma questa è un'altra storia! ;))) )
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