Certe copertine attirano lo sguardo, l'attenzione, l'immaginazione.
E la trasparenza dei papaveri in filigrana monocolore sulla lista di nomi spuntati e delle annotazioni accanto ad essi, di 'Fiori di rovina' di Patrick Modiano (Lantana editore) lo fa senza alcun dubbio.
La storia, poi, è intrigante: un assassinio misterioso e irrisolto in cui l'autore cerca collegamenti veri, presunti, o marginali, con la propria storia infantile, con quella del padre, durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Ma se, appunto, l'assassinio rimane irrisolto, deludendo un po' le aspettative del lettore -del resto non tutte le ricerche, per quanto con serietà e accuratezza svolte, portano a soddisfacenti risultati-, è pur vero che si rimane affascinati dall'atmosfera, dall'intrecciarsi di passato e presente, dalla Parigi che era e da quella che è.
Non stancano la descrizione puntuale e la messa in opera dei dati raccolti, non stanca la descrizione, fiabescamente reale, dei luoghi. E il perdersi in esse dell'autore coinvolge il lettore.
Non è propriamente un romanzo, e infatti, sulla fascetta di copertina che ne indica le generalità, è scritto: racconto; ma anche del racconto, se intendiamo per questo una storia con una conclusione, per quanto aperta, non ha esattamente la caratteristica. Se intendiamo, invece, per racconto, quello che si fa parlando, raccontando, appunto, un fatto, un accadimento a cui se ne collegano altri, ecco, 'Fiori di rovina' lo è. E proprio questo è il suo fascino.
Ma è anche il secondo volume di una trilogia, incentrata su questa figura presente-assente di padre, che ha il suo inizio in 'Riduzione di pena', caratterizzato da una più concreta immagine di copertina costituita dalla struttura metallica della copertura di una stazione e da un orologio della stessa e identificato, sulla fascetta dalla dicitura: romanzo.
E la struttura del romanzo, qui, c'è tutta, nel senso di una storia raccontata nella sua interezza, cioè quella del periodo in cui lo scrittore e suo fratello, bambini, mentre la madre partecipa ad una lunghissima tournèe teatrale e il padre è lontano per non si sa quali affari, vengono affidati a un gruppo di conoscenti donne, dal passato, presente e futuro misteriosi e non cristallini.
Sono i primi anni cinquanta, e l'ambientazione è un sobborgo parigino, in cui queste figure si muovono e agiscono, sotto gli occhi dei ragazzini, finchè non compare la polizia, a cui restano però, nelle mani, soltanto i due fratelli e un'automobile.
Lo stile, il parlato, l'atmosfera, sono gli stessi di 'Fiori di rovina', ma qui c'è la concretezza di una storia giunta al termine, dove là c'è la vaghezza della ricerca che non ha portato ad un risultato esportabile come tale.
Il volume conclusivo della trilogia 'Primavera da cani' non è ancora disponibile sugli scaffali delle librerie. La conclusione, e quindi la comprensione, di questo percorso narrativo, nella sua interezza, è quindi rimandata.
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