Tuonava, nel sogno, sì, ma questo, un po' più in basso della testa, me l'ha spezzato e mi sono svegliata.
Le sei: giorno, ormai!
Ho chiuso un balcone, la veranda.
Era tutto bianco e violetto, bagnato e elettrico, nessun orizzonte, solo il confine dei palazzi intorno.
Mi piace la pioggia, sì, però...
Questi non sono 'temporali estivi', è violenza, rancore allo stato puro.
Che se da un lato affascina, dall'altro stupisce. E imbestialisce.
E mi fa pensare che non ho scarpe estive (e forse neanche invernali) che tengano.
Non è una cosa stupida!
Come dice Monsieur Ibrhaim [Eric-Emmanuel Schmitt - Monsieur Ibrhaim e i fiori del Corano -edizioni e/o] : "Un uomo passa la sua vita solo in due posti: a letto o nelle sue scarpe", e in entrambi i casi, a ragione, il bagnato non è gradito!
Per non parlare di quel che sono, diventano, le strade!
Forse a Macondo [Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine - Mondadori] ci sguazzavano, nelle pozzanghere, ma qui, il piede nudo e la scarpa in mano, stile riva del mare, è improponibile!
E allora?
Non lo so, davvero non lo so!
Un problema in più di cui fare i conti senza la certezza di una soluzione.
Perchè non è che puoi non uscire!
Sandalo idro-resistente?
Stivaletto impermeabile ultraleggero? (E ripiegabile da borsetta quando un'ora più tardi esce un sole-che-spacca-le-pietre? Ma non si può andare sempre in giro accessoriati come in una scalata!)
Busta di plastica -una per piede- sempre a portata di mano?
Mah!
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