Certi libri si rileggono per amore, altri non lo si fa senza un motivo.
Così, dopo anni passati in un certo tipo di ricerche, e una discreta pausa da questa attività, ho avuto voglia di rileggere 'Il nome della rosa' [U.Eco, ed. Bompiani].
E' stata la curiosità, il ricordo, la voglia di verifica che mi hanno spinto a riprendere in mano, dopo un trentennio, più o meno, questo libro. E l'ho dovuto comprare, perchè quello dell'epoca non era mio, ritrovandomi così fra le mani una versione 'riveduta e corretta' datata 2013.
Non che, dopo tutto questo tempo, le differenze le noti. Quello che ne pensavo allora continuo a pensarlo anche adesso, fatto salvo il fatto che, rileggerlo è più piacevole che leggerlo, perché, il conoscere la storia ti permette di scremare mentalmente lo scritto, anche senza saltare alcuna parola.
Rileggerlo ha confermato i ricordi, le sensazioni, le impressioni, che da letterarie diventavano reali, che hanno accompagnato il mio lavoro per anni, e che per una sorta di terrore inconscio non ho mai voluto concretizzare e portare in superficie: dal medioevo ad oggi, nel particolare settore che è argomento del libro, nulla è cambiato.
Sto parlando seriamente e con anni di esperienza e esperienze alle spalle.
E non è che avessi bisogno di una conferma da parte di Eco, quanto, piuttosto, del supporto letterario a uno stato di fatto che non è finzione da romanzo.
Nonostante non sia una fan di Eco, e continuo a non esserla tutt'ora, presa dalla buona volontà ho comprato, e letto, anche 'Il cimitero di Praga' [ed. Bompiani], e, utilizzando la tecnica 'scremativa' di cui sopra, la prima lettura non è andata male, ma devo ammettere che anche così è la messa in pratica della storia, l'uso del 'narratore' che non mi piace. Non penso che cambierò idea fra trent'anni, quando, forse, lo rileggerò.
Nel frattempo spero di riprendere un certo altro tipo di ricerche e di non trovarmi in mezzo ai falsari! ;)
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