Sono fuori zona, in un' altra città, non posso conoscerlo.
Lo vedo correre come un pazzo e arrestarsi, poco davanti a me, quando, alle spalle di qualcuno che è entrato, il portone delle scale di un palazzo che affaccia sulla strada, si sta chiudendo in maniera da non permettergli di entrare.
Nulla di inconsueto, quando c'è la brutta abitudine di far andare a fare 'la passeggiata' ai cani da soli.
Mi fermo e lo guardo, faccio anche una sorta di segno al tipo che è entrato, ma è troppo lontano per prestarmi attenzione.
Il cagnetto mi guarda e comincia ad abbaiare, indicandomi la porta chiusa.
'Lo so, bello mio!', gli dico, osservando il collare, 'Ma non so a chi bussare!'.
Lui non vuol sentire ragioni e comincia ad annusarmi.
Poi abbaia.
'Non hai la targhetta col nome e cognome.', gli dico ancora, 'A chi busso? Mica posso citofonare a tutti!'.
Protesta abbaiando, sospira stizzito alla maniera dei cani e, sempre alla maniera dei cani mi manda dove vuole mandarmi.
Allora riprendo la mia strada.
Mi segue per un po', e ogni tanto mi manda un'occhiataccia.
Ad un certo punto prende la corsa. Lo vedo raggiungere un albero sul marciapiedi, usarlo come toilette e tornare frettolosamente sui suoi passi. Evitandomi, però.
Come se gli avessi fatto un'offesa mortale e imperdonabile.
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