giovedì 14 novembre 2019

'La lingua perduta delle gru'

David Leavitt - La lingua perduta delle gru - Oscar Mondadori
 
"Perché Jerene ne era convinta, ciascuno, a modo suo, trova ciò che deve amare, e lo ama; ... qualunque sia la cosa che amiamo, è quello che noi siamo."
 
Jerene è colei che divide la casa con Eliot, l'amante di Philip, figlio voluto e amato di Owen e Rose.
Sta portando avanti un'interminabile tesi sui linguaggi inventati, quando si imbatte nella storia di un bambino, che, nella situazione di abbandono in cui viveva, ha trovato conforto e insegnamento di vita nel farsi auto-adottare dalle gru di un cantiere.
E' questa, dunque, la domanda che David Leavitt ci pone: siamo tutti nella stessa condizione del bambino-gru, anche se non ce ne rendiamo pienamente conto, quando facciamo in modo che il mondo che ci circonda ci crei a sua immagine e somiglianza? Ma la nostra vera natura, in quel caso, non viene alterata?
Utilizzando questa chiave di lettura, per il romanzo, la risposta può essere solo 'sì', per entrambe le domande.
Owen, Rose e Philip  sono una famiglia come tante, affiatata e soddisfatta, ma i cui componenti, presi singolarmente celano segreti che, potenzialmente, potrebbero metterne a rischio la stabilità.
Segreti che scaturiscono dal non detto, dal celato perché non accettato dalla società e quindi da se stessi. Segreti che però, in definitiva, non sono del tutto tali, perché, nel momento in cui vengono svelati, risultano tali a chi li mantiene e non a chi li si rivela, anche se questi ne acquisiscono consapevolezza solo in quel determinato momento.
Così, c'è, da parte di Owen, il rimorso per aver costruito il matrimonio sulla base di una bugia sessuale, che viene compensato dal tradimento, da parte di Rose, che scaturisce dall'insoddisfazione fisica procurata da tale bugia, e il celare, da parte di Philip, la propria inclinazione sessuale.
Il rapporto fra i tre, come famiglia, però, non è conflittuale, in quanto ognuno di loro vive la propria vita all'interno di essa, Owen e Rose celando apertamente i propri segreti, Philip nascondendoli solo ai suoi genitori, nonostante l'interazione interpersonale difetti nel rispetto reciproco, nella comprensione e nell'accettazione.
Owen è, a modo suo, la  figura più patetica, ma anche la più tenera.
In perenne conflitto con se stesso, conduce una doppia vita, cercando di tenere separati i due aspetti di essa, senza rendersi conto che il punto di unione fra essi è costituito da lui medesimo.
E' decisamente affine, a Rose, ci sta bene insieme, ma, incapace di instaurare con lei un completamento reciproco dal punto di vista sessuale, non riesce ad avere con lei la confidenza e la complicità necessarie per manifestarglielo.
Rose è vittima consapevole di uno stile di vita preconcetto e rassicurante che impedisce l'esternazione dei sentimenti più intimi, pur giustificando azioni eclatanti.
La scoperta dell'omosessualità di marito e figlio la getta in una realtà ostile ed estranea che potrebbe non essere una condizione così estrema se lei avesse in sé i mezzi per affrontarla in maniera meno drastica.
Philip è forse la figura, allo stesso tempo, più difficile e più facile da comprendere: si cela alla famiglia, si rivela al mondo.
La sua intrinseca ambiguità, costituita da una falsa pienezza di sé e una dichiarata insicurezza, però, lo presenta in maniera equamente gradevole e molesta a chi gli sta intorno, suscitando sentimenti contrastanti che non risolvono a suo favore le situazioni.
Eliot è, invece, la figura più chiara e più limpida, al di là delle prerogative del suo carattere.
Brad è il ragazzo della porta accanto: la stabilità capace di riportare in una dimensione giornaliera e rassicurante la vita di Philip.
'La lingua perduta delle gru' descrive le dinamiche familiari, l'omosessualità e l'influenza dell'AIDS su di essa, negli anni ottanta. Se dal punto di vista del contenuto 'storico' può sembrare una visione 'datata', non lo è, però, né per gli argomenti, né per come essi vengono trattati: l'essere umano è sempre l'essere umano, e, sostanzialmente, il suo rapportarsi a se stesso e al mondo che lo circonda non cambia.
 

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