Jean Hegland - Nella foresta - Fandango Playground
La foresta: il luogo più selvaggio e meno antropizzato in assoluto. Quello che il nostro immaginario associa, atavicamente, alla paura dell'ignoto, al pericolo.
Eppure, anch'essa è una realtà dell'ecosistema globale in cui viviamo. Neanche così sconosciuta, o inospitale, a patto, però, di seguire le sue regole, che, per forza di cose, sono diverse da quelle che siamo abituati a rispettare in altri ambienti a noi più familiari.
La foresta è l'habitat che si trova al di là del giardino, dell'orto, della rimessa, della lavanderia, che fanno parte dell'abitazione di Nell (sedici anni) e Eva (diciassette anni) e dei loro genitori Robert e Gloria, un insegnante lui, una ballerina classica, ritiratasi per un infortunio, lei.
La foresta è una costante nella vita delle due ragazze, che ci hanno giocato da piccole e ci tornano ogni volta che ne hanno voglia, più spesso Nell, intenta a preparare la sua ammissione a Harvard, meno spesso Eva, da quando si esercita per diventare ballerina classica.
Questo desiderio di Eva porterà le due sorelle ad un contatto più ravvicinato con la città, distante una trentina di chilometri, che non hanno mai frequentato, se non in compagnia dei genitori, avendo studiato, finora, entrambe a casa.
Ma anche qualcos'altro sta cambiando nelle loro vite, nelle vite di tutti: un qualcosa di indefinito sta trasformando il mondo, e le prime conseguenze, a cui seguiranno carestia e malattie, sono la mancanza di elettricità, di rete telefonica e connessione internet, quindi di carburante.
Nel frattempo, Gloria si ammala e muore. Più tardi, quando la situazione generale è ormai precipitata, in un incidente, muore anche Robert, e Nell e Eva rimangono sole, con la foresta come unica risorsa.
Dal mondo, però, si faranno vive persone: Eli, il giovane di cui Nell si è innamorata, e poi un uomo, che, trovata Eva sola in cortile, la violenta, lasciando le due ragazze con un figlio in arrivo e la minaccia di tornare.
Nell e Eva sono cresciute l'una per l'altra. Solo la danza è riuscita, in parte, a dividerle. Non ci riuscirà Eli, non ci riuscirà Burl, il figlio di Eva, che, facendo, invece, esasperare il conflitto creatosi a causa sua fra le due sorelle, le spingerà ad intraprendere una vita nuova in pieno accordo.
'Nella foresta' è una storia 'dura', ma, in ogni pagina del diario di Nell, c'è la positività della vita.
Anche quando la rabbia, lo sconforto, la paura, devono essere raccontati.
Ma, da raccontare, ci sono anche la quotidianeità, e l'amore.
Di Nell, per Eva e per Eli.
Quello per Eli, nato come istintiva reazione all'esclusione dalla vita giornaliera della sorella operata dalla danza, che maturerà col frequentarlo e con il non poterlo fare più, e che sboccerà nel loro reincontro, è forte, è bello, è puro ed è ricambiato.
Quello per Eva è complesso e speciale. E' anche, dei due, il più difficile da gestire, perché Eva lo contraccambia, ma, prima la danza, poi il figlio, si mettono in competizione con la sorella.
Presa da sé, e indubbiamente meno matura di Nell, Eva avrà bisogno di più tempo per accettare la realtà dei fatti e tutto quel che implica la nuova situazione.
La prosa di 'Nella foresta' è scorrevole e lineare, e, nonostante le pause temporali dovute alla forma di 'diario', la storia si segue nella sua interezza senza problemi o dubbi di sorta, passando dalla cronologia al ricordo con scioltezza e precisione.
E' vero, la causa dello sconvolgimento del mondo non viene fornita e analizzata nel dettaglio, ma, in fondo, essa non è importante: è solo il pretesto per narrare una realtà diversa.
Certo, il presupposto dell'isolamento in cui le ragazze sono nate, è un elemento forse molto più forte, e, di sicuro, condizionante, però, a ben guardare, anch'esso è un pretesto per far convergere l'attenzione su quello che è l'argomento della storia: il rapporto, simbiotico ma conflittuale, fra le due ragazze, il legame affettivo, di sangue, fra le sorelle, la relazione, di convivenza, di amore, di reciproco supporto, fra due donne.
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