venerdì 11 marzo 2022

'Primo sangue'

 Amélie Nothomb  -  Primo sangue  -  Voland  - traduzione di Federica Di Lella

E' Patrick che racconta la sua storia.
Orfano di padre, per un incidente durante l'addestramento militare, a soli otto mesi, e con una giovane mamma, decisa nella sua vedovanza, viene cresciuto dai nonni materni, e, nonostante la guerra, cresce sereno e coccolato.
Ma per il nonno, anch'egli militare di carriera, il ragazzino, prima di passare dall'asilo alla scuola elementare, ha bisogno di temprarsi alla vita, e la soluzione è quella di mandarlo a passare le vacanze estive col nonno paterno, il barone, e la sua famiglia, nelle Ardenne.
Qui, Patrick scopre che, una parte dei suoi zii, i figli della seconda moglie del nonno, hanno più o meno la sua età, e che nel castello vigono strane regole. Ne rimane affascinato, e, nonostante la durezza della vita lì, ci torna in ogni periodo di vacanza, scoprendo, per puro caso, il suo punto debole, quello che, su pressante invito dei parenti, gli farà intraprendere la carriera diplomatica.
Del resto, l'arte diplomatica, unita alla volontà di riuscire nell'impresa, riescono a farlo sposare con Danièle, ed è con lei e con il figlio piccolo, che Patrick parte per la capitale del Congo, dove nascerà loro anche una bambina.
Nell'estate del 1964, l'ambasciatore belga lo invia come console a Stanleyville, e qui, Patrick, da solo, si ritrova ad essere uno dei millecinquecento bianchi, ostaggio dei ribelli che vogliono, da essa, prendere il controllo di tutto il paese.
Così, per Patrick inizia il lavoro di mediatore, fra i ribelli e il governo belga.
Una mediazione lunga ed estenuante, che dovrà farlo combattere con la sua debolezza e lo porterà davanti al plotone di esecuzione.
Patrick è Patrick Nothomb, il padre di Amélie, nata, pochi anni dopo, in Giappone.
Ma Patrick è anche il personaggio protagonista di 'Primo sangue', uno dei personaggi di Amélie Nothomb, come personaggi, diventano, in questa storia, tutti gli altri parenti, nonostante i nomi vengano fatti ed appartengano a loro.
Questa capacità di trasportare persone reali nel proprio universo narrativo, smaterializzandole e rimaterializzandole, è uno dei pregi del 'racconto di fatti' di Amélie Nothomb.
Un racconto leggero, che non disdegna il divertire, ma che scava nel profondo senza la paura di mostrare, e con l'intento di far pensare. O, quantomeno, di spingere a riflettere su ciò che ci viene posto davanti agli occhi. Il giudizio è assente, perché i fatti vanno riportati, non giudicati. Non nel racconto, perlomeno.
E così, nonostante l'intelligenza, la conoscenza, il buon senso, facciano presagire il finale, la chiusura del cerchio apertosi in quello che è una sorta di prologo, la partecipazione ad ogni evento della vita di Patrick, del Patrick di 'Primo sangue', anche se di cognome fa Nothomb, diventa totale e coinvolgente dal primo all'ultimo giorno narrato.

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