Alcune librerie chiudono.
Qualcuna poi riapre.
Altre, invece, sono sempre là.
Non ha senso chiedersi il perché: le soluzioni a certi problemi non sono alla portata di chi le frequenta.
Ci sono le vendite fallimentari, però.
E analoghe iniziative per racimolare soldi dal patrimonio cartaceo invenduto.
In quei giorni, le librerie si riempiono più di un qualsiasi negozio di vestiti all'apertura della stagione dei saldi.
Se sia giusto o sbagliato partecipare a questa cosa non lo so.
Probabilmente anche questa, più che una 'caccia all'affare', è una manifestazione della 'lotta per la sopravvivenza' insita nell'animo di ogni animale, uomo compreso.
Anche perché, l'affare, difficilmente si fa, soprattutto cercando, in qualcosa che, per quanto otticamente ordinata -ed è una cosa rara- , definire 'bolgia infernale' è un complimento.
Certo, si può sempre andar lì col carretto e la carta di credito con la soglia di spesa illimitata! Ma questo, di solito, lo fanno i rivali.
L'unica è affidarsi all'occhio e all'istinto: qualcosa la si porta a casa sempre.
Però, attaccato vicino ci rimane la sconfortante sensazione di precarietà, di caducità, di vacuità, del mondo, della vita, della tua stessa esistenza.
Lo so, bisognerebbe lasciare i sentimenti fuori con il resto della fila, ma è difficile.
Difficile non pensare al dopo.
Difficile escludersi dal determinare il destino di ciò che ci piace, di ciò per cui si tiene.
L'ansia di iper autodeterminazione ha il sopravvento, e l'unico conforto sembra essere racchiuso in una parola, ormai di moda solo per gli aspetti 'biologici' a cui può essere riferita, mentre, per quelli pratici - i così detti 'beni materiali' - a causa di un uso non sempre adeguato ai diritti di coloro che ne rivendicano, ormai praticamente priva di importanza: testamento.
Una procedura, cioè, inutile e costosa, per trasformare il trasformabile in soldi ed eliminare il superfluo.
"...vanità di vanità."
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