sabato 4 gennaio 2020

'Memorie di Adriano'

Marguerite Yourcenar - Memorie di Adriano - Einaudi
 
Publio Elio Traiano Adriano, imperatore romano, vissuto fra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, amante del bello nell'arte e della pace in politica, filogreco per cultura e vocazione, cercò di potenziare Roma attraverso i valori di questa cultura a cui si sentiva molto legato.
Senza dubbio, nonostante le contraddizioni implicite nella natura umana, una personalità complessa e affascinante che ha trovato, nell'opera di Marguerite Yourcenar, la voce per raccontarsi.
Per raccontare, nella forma di lettera a Marco (Aurelio), suo figlio adottivo e successore, la propria vita.
Non quella, però, narrata nella biografia ufficiale firmata da Flegone, il segretario, ma quella che si dipana in un racconto che è un essere dei fatti, steso per definirsi, per giudicarsi, per conoscersi, attraverso l'osservazione del sé, delle proprie azioni e di quelle, relative, degli altri.
Non è un'impresa facile.
Non lo sarebbe stata neanche per l'imperatore Adriano in persona, ma Marguerite Yourcenar è riuscita ad entrare tanto in profondità nel personaggio, che la sua propria voce si annulla, trasformandosi in quella di lui. Per raccontare le sue origini, gli studi, la vita militare, quella sociale e quella politica, l'impero, gli amori, le difficoltà, la malattia, l'imminenza della morte.
E' un discorso che scivola agile e piacevole alla lettura e alla comprensione, di passo in passo, da un argomento all'altro, perché Adriano, l'imperatore, non ha segreti per Marco, il figlio, l'erede. Conoscere la sua vita deve servire al giovane per continuare l'impero, e per crescere per poterlo fare al meglio.
Nulla viene negato od occultato: dalle poche epurazioni di stato, agli amori, che, se non hanno condizionato le sue scelte politiche, hanno di sicuro creato arte e culti.
Fonte primaria di essi è Antinoo, il giovanetto morto suicida, probabilmente in un rito propiziatorio in favore dello stesso imperatore, che è stato l'amore, incomparabile, di Adriano.
Marguerite Yourcenar gli fa raccontare del suo trasformarsi con l'età, guardandolo con gli occhi del cuore e lo fa anche incolparsi di non essere riuscito a proteggerlo nel passaggio dalla fanciullezza alla giovinezza come negazione di uno stato d'essere, di non aver compreso il suo disagio e la sua dedizione, causando così un gesto estremo che nulla avrebbe aggiunto all'amore incondizionato e profondo che provava per lui.
Ma l'analisi dei sentimenti, intesi come motivazione dell'agire che sono dietro le azioni, va oltre l'analisi dei propri per Antinoo, e, nella stesura delle memorie, Marguerite Yourcenar fa esplicitare a Adriano i propri riguardo a questioni più generali che interessano la vita di tutti i giorni, come il decoro, la famiglia, le donne, gli schiavi, la terra in quanto fonte di sostentamento, e quella dello Stato, quali l'amministrazione del Paese, l'esercito, la guerra, la città in quanto luogo in cui si vive.
Per tutti questi argomenti, il tono della riflessione è attento e meditato, e offre al suo primo lettore, Marco Aurelio, così come a noi, la possibilità di scrutare in fondo alla sua anima.
Toccanti quanto quelli sull'amore per Antinoo, sono le riflessioni sulla morte. Sul tradimento, da parte del corpo, della mente, e sul suo decadimento che porta all'incommutabile conclusione.
Il monito finale, quel  'cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti', rivolto a se stesso e poi a chi ascolta, è, però, il più grande insegnamento di vita che si possa dare, la raccomandazione, cioè, di essere se stessi, mantenendosi coscienti di esserlo in ogni momento della propria vita, che è anche la raccomandazione di Marguerite Yourcenar espressa attraverso la voce del suo personaggio.

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