sabato 28 marzo 2020

'L'importante è finire'

Flavia Biondi - L'importante è finire - Renape (ed. dic.2019)

Edo è un tatuatore senza tatuaggi che ascolta Mia Martini.
Diana è finalmente riuscita a lavorare come illustratrice.
Stanno insieme da sette anni, ma adesso, non solo a causa del tempo che è trascorso, qualcosa, fra loro, non va più. E mentre Diana si rifugia in una specie di relazione con la sua editor, Irene, Edo reagisce alla notizia esasperando i suoi comportamenti maschilisti e omofobi. Un suo cliente, rifiutato per essere gay, porterà, però, Edo a capire e a rivedere le sue posizioni, così come farà Diana, spinta da Irene.
Una trama semplice ma efficace, quella di 'L'importante è finire', che racconta situazioni che non smettono mai di esistere: le aspettative disattese, il rinunciare ai sogni a causa di una tranquillità che diventa statica, la mancanza di dialogo costruttivo, l'insoddisfazione che si trasforma in desiderio di cambiare. Anche in campo sessuale, con la possibilità di poter provare sentimenti di cui non si era mai pensato di essere capaci.
Ma coi sentimenti non si gioca: né se sei uomo e imponi, anche se per scherzo, il maschilismo alla tua compagna, né se sei donna e sfoghi le tue frustrazioni e le tue incertezze in una relazione con un'altra lei che ha cercato solo un rapporto sincero.
La comprensione di altre realtà e il chiarimento delle proprie posizioni sono ciò che farà maturare Edo e Diana e permetterà loro di reincontrarsi.
Nasce, 'L'importante è finire', come spiega la stessa autrice nella prefazione, dall'impulso a rinnovarsi, per uscire fuori da una situazione di stallo. 'Rinnovarsi' è dunque la parola chiave di tutto il racconto, descritto con un tratto scuro, duro, essenziale, fortemente comunicativo, ma mai pesante, che è efficace e coinvolgente sia quando descrive la realtà e la quotidianità dei fatti, sia quando esplora i sentimenti e l'inconscio dei personaggi e che, maturando, diventerà quello caratteristico di Flavia Biondi.

mercoledì 25 marzo 2020

Dal terrazzo

Nell'incertezza, bisogna comunque mantenere delle stabilità:

L'orto che verrà.

La natura che sboccia.

La quotidianità.

'Uomini color cielo'

Anaïs LLobet - Uomini color cielo - Playground

Parlare di terrorismo non è facile: non si hanno i mezzi, le possibilità, per poter analizzare le ragioni, le cause, i motivi, per cui si compiono determinate azioni, senza finire in una generalizzazione che non aiuta né a capire, né a risolvere il problema, ma neanche è possibile accettare questi gesti.
E' il dilemma in cui si trova Alissa, cecena e musulmana, che, trasferitasi in Olanda, all'Aia, pur non rinnegando le sue origini, ma adattandole alla nuova realtà in cui vive e si è integrata, quando un terrorista, un suo alunno e connazionale di entrambi i paesi, fa scoppiare due bombe nel liceo dove la donna insegna.
Alissa ne è sconvolta, ma il suo senso di appartenenza alla nuova identità, nazionale e personale, la mette in grado di essere d'aiuto nelle indagini per la ricerca del colpevole. Nello stesso tempo, l'esame del suo comportamento nei confronti del colpevole e i sensi di colpa per non essere stata capace di prevedere il disastro, le fanno prendere in esame alcuni aspetti della società da cui proviene, nell'ottica di quella in cui ha deciso di trasferirsi.
La narrazione è coinvolgente, le voci narranti sono quelle dei protagonisti, per cui è possibile aver presente e comprendere le ragioni delle azioni di ciascuno di essi nella misura in cui agiscono all'interno della storia.
Svelare qui il significato del titolo, che spicca sulla copertina nella giusta tonalità, significherebbe svelare tutta la trama e togliere il gusto della lettura del romanzo.
Va, però, sottolineato, che, una volta giunti all'ultima pagina, anzi, proprio in funzione di quella, una riflessione attenta, sull'argomento, deve essere fatta, da ciascuno, con spirito di comprensione e intelligenza.

'Mr Loverman'

Bernardine Evaristo - Mr Loverman - Playground

Inghilterra 2010. Barrington, Barry, Walker, originario di Antigua e trasferitosi in Inghilterra dopo il matrimonio con Carmel, è un operaio della Ford che ha fatto fortuna comprando, ristrutturando e poi affittando, vecchie case. Ha settantaquattro anni, due figlie, Donna e Maxine, e un nipote, Daniel, il figlio di Donna, il vizio di bere e di tornare tardi a casa la sera, e sua moglie è convinta sia un libertino incallito.
Barry, invece, nonostante questa accusa, non l'ha mai tradita con una donna le vuole bene, ma l'amore della sua vita è Morris, l'amico, l'amante di sempre, anche lui originario di Antigua e trasferitosi in Inghilterra, prima di lui, a fare il contabile presso un grossista di tessuti, a sua volta sposatosi e padre di due figli, ma divorziato da quando la moglie, Odette, ha scoperto, per caso, la loro relazione.
I due uomini si amano e continuano ad essere attratti, fisicamente e mentalmente, l'uno dall'altro. Hanno portato avanti in segreto, da ragazzini, la loro relazione, ma questo non ha impedito loro di essere ottimi padri, pur se con le difficoltà e le incomprensioni di ogni singola famiglia. Hanno cercato di essere buoni mariti, Morris per il periodo in cui è stato tale, Barry anche davanti alle difficoltà di Carmel dopo entrambi i parti, ma la intesa sessuale di quest'ultimo con la moglie è finita presto, e, di questo, la donna ne ha risentito, senza, però, che i due prendessero in considerazione il problema. Solo la morte del padre, permetterà, a Carmel, di affrontare le proprie insoddisfazioni, di risolvere i propri problemi, e, di conseguenza, quelli del marito.
'Mr Loverman' è una storia che affronta, in maniera semplice, ma con attenzione e precisione, una condizione che, sebbene più frequente in passato, è tutt'ora presente nella società: quella degli omosessuali, maschi e femmine, non dichiarati, sposati con eterosessuali.
I motivi per trovarsi in questa condizione sono tanti.
Barry e Morris appartengono ad una società in cui non è concepibile essere omosessuale, quindi hanno seguito la regola scritta da altri prima di loro: 'sposati, crea una famiglia e nascondi il resto'.
Sarebbe troppo semplice emettere un giudizio negativo. La vita non è semplice.
Entrambi hanno fatto del loro meglio per non scontentare qualcuno, anche se Barry, qualche 'peccato', più nei confronti di Morris che di Carmel, l'ha commesso, ma sono entrambi brave persone e d'animo buono.
Certo, in un matrimonio, l'amore non è solo platonico, ma il negarsi di Barry a Carmel senza fornirle la spiegazione che le permetterebbe di non sentirsi  non desiderata, è la sola possibilità di mantenere la relazione e la copertura, una bugia frutto di un certo tipo di pensiero maschilista a cui lo stesso Barry non riesce a sottrarsi.
Morris, invece, probabilmente a causa del divorzio, ne ha sviluppato una posizione più aperta.
Carmel ha una personalità complessa. Certi suoi atteggiamenti e certi suoi comportamenti derivano, probabilmente, dall'atmosfera respirata in una casa dove il padre picchiava la madre, ma anche da una cultura che promuove una femminilità stereotipata e limitante, e si riflettono sul suo rapporto con le figlie, facendo schierare la prima con lei e la seconda con il padre. La si comprende, ma risulta preferibile e più giusta la risoluzione presa da Odette, che pure l'aiuterà a comprendersi, ma non riuscirà a farla giungere al suo stesso livello di accettazione, complice la religiosità esasperata in cui Carmel si è rifugiata.
La sua intolleranza, anche se giustificabile nell'ottica complessiva del personaggio, sposta, però, le simpatie sulla coppia, elegante, solare e clandestina, di Barry e Morris, che, se pure non integerrimi nei loro comportamenti, risultano, in un certo qual modo, più meritevoli di quel lieto fine che spetterà anche a Carmel.
'Mr Loverman' è una lettura gradevole e avvincente, strutturata fra passato e presente, in modo da offrire il punto di vista dei due personaggi principali: Barry e Carmel.
Offre parecchi spunti di riflessione, da questo tipo di relazione sentimentale e sociale alla questione della omosessualità in Africa, passando per l'emancipazione e l'accettazione, a livello più generale, di una condizione d'essere, senza tralasciare l'importante considerazione finale, valida al di là di qualsiasi inclinazione sessuale, su ciò che è giusto tacere e su quel che è sbagliato rivelare in una coppia.

lunedì 2 marzo 2020

'Sete'

Amelie Nothomb - Sete - Voland
 
Interpretare un personaggio è come incarnare lo spirito.
Entrambe le azioni necessitano di un corpo: letterario -in questo caso- nella prima, fisico nella seconda. Ed è grazie a questo corpo, che ci ritroviamo a sperimentare, volontariamente la prima situazione, involontariamente la seconda.
Dar vita ad un personaggio è diverso dall'interpretarlo.
E, regista di se stessa, Amelie Nothomb è riuscita nell'impresa più singolare di tutte: impersonare l'Incarnato.
Non lo racconta, lo fa parlare.
Nella notte fra il processo e la crocifissione, il Cristo inizia a riflettere su se stesso e su chi gli sta intorno, e questa riflessione lo accompagna nell'ascesa al Golgota, nella morte e oltre.
Tante sono le cose di cui parla: i genitori, le amicizie, l'amore, la vita.
Tutte cose di cui ha conoscenza perché provvisto di un corpo che gli permette di provare stimoli fisici.
L'incarnazione è il dono, allo spirito, di un corpo.
Da questo dato di fatto derivano tutta una serie di riflessioni serie ed importanti, a torto prese poco in considerazione in altre sedi e da altre persone.
Ma 'Sete' non è un trattato di filosofia: è un trattato di umanità, intesa, questa, soprattutto nella sua carnalità, nella sua dimensione fisica.
E un fisico, un corpo, ha le sue necessità.
E il bere è, insindacabilmente, la necessità essenziale, quella, la cui soddisfazione ci apre all'Eterno, all'Amore.
 
 
Piccola nota a margine: finalmente, la nuova traduttrice è riuscita a ridare a Amelie Nothomb la sua voce, il suo tono, in lingua italiana.