Anaïs LLobet - Uomini color cielo - Playground
Parlare di terrorismo non è facile: non si hanno i mezzi, le possibilità, per poter analizzare le ragioni, le cause, i motivi, per cui si compiono determinate azioni, senza finire in una generalizzazione che non aiuta né a capire, né a risolvere il problema, ma neanche è possibile accettare questi gesti.
E' il dilemma in cui si trova Alissa, cecena e musulmana, che, trasferitasi in Olanda, all'Aia, pur non rinnegando le sue origini, ma adattandole alla nuova realtà in cui vive e si è integrata, quando un terrorista, un suo alunno e connazionale di entrambi i paesi, fa scoppiare due bombe nel liceo dove la donna insegna.
Alissa ne è sconvolta, ma il suo senso di appartenenza alla nuova identità, nazionale e personale, la mette in grado di essere d'aiuto nelle indagini per la ricerca del colpevole. Nello stesso tempo, l'esame del suo comportamento nei confronti del colpevole e i sensi di colpa per non essere stata capace di prevedere il disastro, le fanno prendere in esame alcuni aspetti della società da cui proviene, nell'ottica di quella in cui ha deciso di trasferirsi.
La narrazione è coinvolgente, le voci narranti sono quelle dei protagonisti, per cui è possibile aver presente e comprendere le ragioni delle azioni di ciascuno di essi nella misura in cui agiscono all'interno della storia.
Svelare qui il significato del titolo, che spicca sulla copertina nella giusta tonalità, significherebbe svelare tutta la trama e togliere il gusto della lettura del romanzo.
Va, però, sottolineato, che, una volta giunti all'ultima pagina, anzi, proprio in funzione di quella, una riflessione attenta, sull'argomento, deve essere fatta, da ciascuno, con spirito di comprensione e intelligenza.
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