La voce è sempre la sua, inconfondibile, ma il tono è un po' diverso: più pacato e più dolcemente triste.
Ricorda molto l'album solista di Kelly Jones, ma 'Graffiti on the train' è indubbiamente un album degli Stereophonics, per ambientazione e suono.
Stereophonics 'cesciuti' forse, più maturi senz'altro, dove 'maturità' sta per suoni più caldi e coinvolgenti, estesi all'intera composizione, all'interno della quale non manca la potenza graffiante che li contraddistingue, ma questa risulta come avvolta da una nebbia tiepida che dilata e scioglie l'animo, più che fornirgli una corazza.
Mi piacciono gli Stereophonics di questo momento, mi piace l'uniformità di 'Graffiti on the train', e sono sicura che, già emozionante in un ascolto 'intimo', dal vivo si trasformi in un'esperienza indimenticabile.
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