lunedì 23 febbraio 2009

STRANI RICORDI 2

"Come finisce un amore" di Philippe Besson, (ed. Guanda), è il diario epistolare che una lei, in viaggio per il mondo per dimenticare, scrive a questo lui, che l'ha lasciata per tornare a dedicare le sue attenzioni ad una sola donna. Il romanzo è tutto qui: due vite raccontate in poche lettere. Essenziale e ricco come tutti gli altri che ho letto di Besson. (Praticamente tutti quelli che, tradotti dal francese, sono stati pubblicati in Italia!)
Il libro comincia a L'Avana, Cuba, un posto che ormai conosco, senza esserci mai stata, dalla quantità di romanzi ambientati lì.
Comincio a seguire, riconoscendo le cose, quando, dopo alcune pagine, vuoi per l'argomento, vuoi per chissà che, mi torna in mente lui: il giovanotto che mi ci voleva portare!
Era serio! E aveva intenzioni serie! (troppo! ;))) )
Io, invece... beh, diciamo che, in quel momento, volevo altro.
La lei del libro continua a scrivere da posti che conosco e da posti dove non sono mai stata, e spedisce le sue lettere sperando in una risposta che sa benissimo non ci sarà mai.
Io, le mie, invece, non le ho mai spedite, più che certa dell'inutilità dell'azione.
Ben diversa, s'intende, da quella dello scriverle in sé!
Non mi ricordo -e non mi va di contarle, anche perché, una volta concluse, non le riprendo più in mano- quante di queste lettere ho scritto. L'intestatario è, di volta in volta, l'individuo con cui si concludeva una storia che aveva avuto un senso.
Mettere su carta le cose ne fa venire alla luce tante altre, fa analizzare, capire, riflettere, e, soprattutto, permette di affrontare la situazione. E' come se fosse il capitolo conclusivo, la parola 'fine' dilatata nel riassunto stesso della vicenda.
Non è affatto indolore, come azione, ma secondo me serve, e ottiene il suo scopo.
Vero è pure che l'ultima è rimasta in sospeso.
Non ho indagato con me stessa il perché... Spero solo non sia stato per noia! ;DDD


lunedì 16 febbraio 2009

"STAI NERVOSA!"

Già, 'sto nervosa'! E perché non dovrei? Non è mica vietato dalla legge! Non ancora, almeno!
Anche se, di questo passo, non ci vorrà molto ne venga promulgata una che governi gli stati d'animo, consentendone alcuni e vietandone altri!
Fantascienza? Mica tanto!
Del resto, la fantascienza, a certe cose, ci arriva si, prima, ma mai per caso!
Comunque, visto che è ancora possibile farlo, fatemici stare, nervosa!
Avrò i miei buoni motivi per esserlo, no?
E, anche se non fossero 'buoni' ci saranno, che ne dite?
Perché poi uno non dovrebbe esserlo, per me rimane un mistero!
Far finta che le cose 'storte' non esistano non serve a niente! E' persino controproducente!
Se sai che ci sono, puoi combattere o ignorarle, ma sono entrambe scelte consapevoli.
Se 'stai nervosa' è perché il mondo non va come vorresti, il che vuol dire che, in fondo, te ne importa ancora.
E' un sentimento lecito, dunque.
E allora lasciatemici stare... tanto poi mi passa!


lunedì 9 febbraio 2009

CITAZIONE MUSICALE n°2

"You say in love there are no rules
Sweetheart
You're so cruel..."

[U2 - So cruel -]

(anche qui... ;PPP)



CITAZIONE LETTERARIA n°2

"Proteggimi dalle indifferenze, dai baci non dati che bruciano come morsi, e che si infettano, dai parassiti che crescono sulle pieghe trascurate dei corpi: la noia, l'estraneità. E fai che l'altro sappia distinguere quando ridere delle mie paure; e fai che l'altro sappia quando abbracciarmi, per tremare con me."

[Marco Mancassola - Qualcuno ha mentito - ed. Mondadori, Strade Blu]

(credo non ci sia bisogno di aggiungere altro...)


sabato 7 febbraio 2009

STRANI RICORDI

Due giorni di pioggia, pur facendo altro, bastano a leggere poco più di cento pagine.
(123, per la precisione, e in italiano)
Soprattutto se le parole sono precise e pesano il giusto.
Se poi quelle parole, per un motivo o per un altro, ti fanno tornare indietro nel tempo, in un tempo, che, pur non essendo esattamente quello della narrazione, ti è appartenuto, il loro numero ti sembra troppo basso.
Del resto, tutte le storie che ti piacciono, finiscono sempre troppo presto.
Sto parlando di 'Il praticante', by Gilberto Severini, edizioni Playground.
E' una storia ambientata nella provincia italiana dei primi anni sessanta, una storia come tante... ;)))
(no, di cosa parla non lo dico! ;PPP)
Una storia con quelle atmosfere che si sono trasportate ancora per alcuni anni, e che, chi è nato anche un po' dopo, conosce, per ricordi degli strascichi delle stesse o per sentito dire.
Atmosfere del secolo passato, mi viene da dire, perché si, adesso, i vetri delle case non si appannano più!
O, se succede, succede molto di rado e per fortuite circostanze.
I doppi vetri, i deumidificatori, il riscaldamento, il tempo che cambia, fanno brillare lucido il panorama!
E' vero, la condensa ancora si forma, ma quel velo sul vetro freddo, lavagna improvvisa e improvvisata, su cui scrivere con le dita, è praticamente sparita!
Ci disegnavi usando il polpastrello, l'unghia, il dito piegato, il tappo della penna o qualsiasi altro oggetto a portata di mano, per ottenere righe più spesse o più sottili, mentre il fiato procurava le sfumature.
Ricordo che superavo di poco la fascia di legno che divideva il vetro superiore da quello inferiore del balcone, e... non c'era scuola, pioveva, e le storie nascevano, nascoste in quei tratti, solo apparentemente casuali, sul vetro del soggiorno.
Adesso, sui vetri, ci sono solo le gocce d'acqua, e il fiato ci rimane poco.
Il protagonista del libro non scrive sui vetri appannati: li guarda solo, camminando nella neve una mattina di Natale.
Però mi ha ricordato i miei.
E anche che, dentro le finestre, ci guardo sempre. E immagino...
(ma questa è un'altra storia! ;))) )