lunedì 25 febbraio 2013

CITAZIONE MUSICALE n°50

"If you don't know me by now
You will never never never know me..."

[Simply red - If you don't know me by now]

(L'essenziale è meglio chiarirlo subito.)

CITAZIONE LETTERARIA n°50

"Se si ride di cose diverse, si vede anche il mondo in maniera diversa."

[Matthias Frings - L'ultimo comunista - Voland]

(Perchè a ridere da soli, dopo, viene da piangere.)

giovedì 14 febbraio 2013

Bittersweet

Bittersweet.
E' una canzone i cui versi sono scritti e cantati da Ville Valo e Lauri Ylönen per l'album Apocalyptica dell'omonimo gruppo.
La traccia n°4: 4 minuti e 26 secondi.
Un duetto fra disillusione e passione, fatto di rassegnazione e tristezza, speranza e accettazione, consapevolezza e ancora consapevolezza: l'amore è una realtà, una necessità, nel presente così come nel passato.
La musica, potente e pacata, accompagna le voci come fosse parte di ognuna di esse e colma i silenzi di note struggenti e incalzanti.
Semplicemente stupenda.

venerdì 8 febbraio 2013

Il racconto

Giuseppe Patroni Griffi - Del metallo e della carne - Dalai editore
Qualche volta, poi, si va a fiducia.
Ed è bello scoprire di aver fatto bene a farlo.
E finisce, magari, che le centocinquanta pagine te le leggi tutte d'un fiato.
Anche se: la storia intreccia il racconto di due momenti, concedendosi, in quello più vasto, anche ricordi più vecchi; la scrittura è quella capace di dire: '...mi stupì ma non mi sorprese...' per sottolineare il tono di un'azione; e l'argomento non è dei più semplici da gestire: una pistola -il metallo- e i corpi dei personaggi -la carne- protagonisti di una vicenda brillantemente torbida di sesso e amori, in una società per bene all'apparenza e volutamente perduta nella realtà del suo agire.
Una storia nera, in effetti, o meglio, coi riflessi 'bleu' del metallo, in cui l'erotismo gioca un ruolo fondamentale, si tratti di pratiche sessuali, o del motore di presunte azioni amatorie e di vendette.

La storia

Certe volte è il caso, certe altre l'istinto, una volta ogni tanto è la combinazione dei due.
E così l'unica copia in giro su uno dei banchi della FNAC prenatalizia di 'L'ultimo comunista' by Matthias Frings, edito dalla Voland, dopo essere finita sotto i miei occhi, è passata nelle mie mani.
Difficile descrivere in poche parole cosa è stato leggerlo.
Le sensazioni, le emozioni, si vivono.
Raccontarle, per quanto ci si metta passione e buona volontà, le minimizza.
A meno che, a parlare, non sia Matthias Frings.
La sua biografia di Ronald M. Schernikau, che si intreccia con la propria del periodo vissuto in comune e con quella della madre di Schernikau durante l'infanzia dello stesso è un racconto spumeggiante e vitale che cattura e coinvolge.
Storia di vita contemporanea, di un'epoca vissuta, anche se in maniera inconsapevole e diversa, da tutti quelli che possono leggere, adesso, di queste cose.
La Germania degli anni '80 e '90.
Mi rendo conto di scoprirla solo adesso. Consapevolmente, intendo.
Di non essermi mai resa conto di cosa significassero certe cose, al di là della versione ufficiale delle stesse.
E' riduttivo dire che 'L'ultimo comunista' è un bel libro: è qualcosa di molto più profondo e attento.
E' un'analisi dei comportamenti, dei pensieri, delle azioni, della vita -intesa in un contesto storico- di un determinato gruppo di persone.
La chiave per comprendere gli stessi elementi di tutta l'altra gente.
E poi ci sono i protagonisti: Ellen, forse davanti a tutti, che rimpiange di essere passata all'Ovest per un amore che le ha tolto tutto in cambio di niente.
Lo stesso Matthias Frings, che, dalla provincia renana arriva 'nella città del Muro ... al fine di reinventare il teatro' e finisce a vivere Berlino e a scrivere soprattutto non di teatro senza mai rinnegare se stesso.
E, soprattutto, Ronald M. Schernikau: una delle personalità più affascinanti che -anche se solo letterariamente- mi è stato dato di conoscere.
Gli appellativi con cui viene descritto -tutti*- assumono nel suo caso dei significati che vanno al di là del mero vocabolario.
Essere, apparire, nella spensierata freschezza della gioventù, e nello stesso tempo, essere, apparire, nella consapevolezza del proprio io: questo il modo di presentarsi di Schernikau al mondo.
Un mondo forse troppo affannato e distratto per comprendere la positività del suo messaggio:
"Credo che senza speranza non si può lavorare. E non capisco come si riesca a farlo essendo pessimisti.".
 
Ah, sono sue le poesie che, per la prima volta, davvero, mi sono piaciute!
(Si, lo so, ce n'è qualcuna di W. H. Auden, ma è un contesto, fosse pure solo di lettura, diverso.)
 
 
-tutti*- : omosessuale, comunista, poeta, scrittore.

Ancora storie

Zachar Prilepin - Il peccato - Voland
Altre storie, in parte già accennate in 'Patologie' e 'San'kja' [Voland], e anche queste 'sulla pelle', perchè hanno tutte, pur se non sempre narrate in prima persona, come protagonista Zacher Prilepin.
Storie in cui tenerezza, di situazioni, di sentimenti, e crudeltà, di emozioni, di azioni, fanno parte dello stesso momento: la vita.
E' una sorta di completamento, di chiarificazione di alcuni episodi, per chi ha già letto le due precedenti opere pubblicate dalla Voland.
Il che non toglie autonomia, nè piacere di lettura a 'Il peccato'. Assolutamente no!
Anche perchè, qui, si segue una sorta di percorso non propriamente cronologico, che dà l'impressione di essere basato sui ricordi del protagonista impegnato a raccontare se stesso in un dialogo col lettore.
Tutto questo non avviene, ma il passare da una cosa all'altra in quella determinata maniera, favorisce questa impressione. Almeno a me.
E poi ci sono le poesie.
Una manciata abbondante di versi che mi sono sorpresa a leggere con piacere, oltre che con interesse.
(E' la seconda volta che succede, eccettuati sporadici e casuali episodi.)
Sono poesie di chi forse non scrive in versi, ma riesce benissimo a trasmettere il concentrato di emozione, azione e sentimento che è una poesia e completano egregiamente il racconto.

Sulla pelle

Nicolai Lilin - Storie sulla pelle - Einaudi
Storie sulla pelle... tatuaggi, appunto: disegni, scritte, simboli.
Un linguaggio codificato con precisione e senza fraintendimenti in e per ogni epoca e cultura.
Esistono manuali su questo, non so quanto attendibili, ma esistono, e forse sarebbe il caso di consultarli, prima di andare in giro con addosso qualcosa di cui non conosci il significato.
Fatto importante, questo, al di là di quel che vedono gli altri.
Anche i tatuaggi dei criminali siberiani sono un codice, e raccontano storie: quelle di chi le indossa in particolare, e, come determinati indumenti, esse sono intime. Private, per intenderci, sofferte sulla propria pelle non solamente durante il tatuaggio stesso. Non vengono esposte, ostentate. E le legge e le capisce chi sa, chi può, e le tiene per sè.
Quindi i tatuaggi sono lo spunto per le storie, non le storie stesse, che raccontano di Nicolai, di chi gli è stato intorno, di coloro con i quali ha avuto a che fare.
Storie belle anche senza i tatuaggi, o forse storie che sono esse stesse tatuaggi invisibili sulla pelle di colui che le ha raccontate.

sabato 2 febbraio 2013

A righe

No, no, non penso sempre a quello! Davvero!
E' solo che, andando in giro, non si può fare a meno di notare chi ti sta attorno, ecco.
E nei mezzi pubblici lo spazio si riduce, ma non puoi stare tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino...!
Così, anche oggi, nell'autobus, quando il giovincello sedutosi a fianco a me si è alzato, l'ho avuto ad altezza occhi.
Gradevolmente tonda visione, colorata a righe blu e violette orizzontali, generosamente trasparenti.
Beh, poi, lui, giustamente, si è tirato su i jeans -gesto abituale ormai- è sceso dallo scalino ed è uscito.
Eh, 'sti pantaloni a vita bassa! (E a tenuta nulla!) ;DDD