mercoledì 19 aprile 2017

Mistero

Sì, l'ho chiamato io, per fargli una foto. Ma deve aver capito tutt'altro, perché sembra, dopo essersi guardato intorno, starmi confidando chissà quale segreto!
 




 

In serie

E la senti dire, in tono compiaciuto, ostentatamente stanco: "Ije n' aggie fatt' quattro!".
Neanche fossero casatielli pasquali, invece che figli.

giovedì 6 aprile 2017

Voci da dietro

Da alcuni giorni, mi capita di ascoltare, in giro, da diverse persone, storie veramente poco edificanti sul conto di mariti, nonché padri, che avrebbero fatto meglio a non essere tali.
Non sono storie di tradimenti, sono storie di sopraffazione più o meno grande, più o meno grave, niente di 'criminale', ma tutte ugualmente tristi.
Le voci sono quasi sempre quelle della madre di lei.
Un classico? No. Piuttosto la prova che, chi subisce, magari si sfoga, ma poi fa finta di non vedere, di non sentire.
Certo, prendere posizione implica mantenerla, e ha le sue difficoltà, ma le conseguenze di uno stato di fatto che determina una situazione di sottomissione e soggiogamento psicologico, dove non anche fisico, non sono da sottovalutare.
Ma tant'è: nessuno può costringere qualcun altro a liberarsi da ciò che lo tiene soggetto, se questi non vuole.
O no?
O non sarebbe il caso di farlo?
O, ancora meglio, non sarebbe il caso di fare un po' di prevenzione tramite l'educazione?

'Favole fuorilegge'

Nicolai Lilin - Favole fuorilegge - Einaudi
 
Ventiquattro favole.
Ventiquattro storie che intrecciano vita reale e leggenda, in una Siberia che è terra di uomini e di miti, in cui l'animale insegna all'uomo, in cui l'uomo interagisce con la religione.
Ventiquattro pietre preziose in un cofanetto portatile, riccamente decorato dall'autore.

'Riccardin del ciuffo'

Amelie Nothomb - Riccardin del ciuffo - Voland.
 
Amélie Nothomb è Amélie Nothomb.
E una favola raccontata con le sue parole assume le fattezze della realtà: il 'c'era una volta' diventa 'c'è'.
Il tema del bello e del brutto, che, in quanto realtà opposte finiscono per compensarsi a vicenda attraendosi,  è caro alla scrittrice tanto quanto l'amore come sentimento essenziale fra gli esseri umani, ma la favola, nella maggior parte dei casi, si adegua ''alla regola infantile del lieto fine", e, questa volta, Amélie Nothomb decide di far sua questa regola, quindi, se pure ritroviamo, nella descrizione dei fatti e nel parlato dei personaggi, il tono con cui siamo abituati a sentirli essere descritti e parlare, desta quasi sconcerto scoprire un finale, appunto, 'da favola'.
Moderna, sì, ma sempre una favola.
Non è un demerito, questo, è solo una cosa che lascia stupiti.
 
Una considerazione di altro tipo, va fatta però sulla versione italiana del romanzo.
La traduttrice è cambiata e si 'sente', e, forse per la prima volta non per il piacere di poterlo fare, vorrei essere in grado di leggere Amélie Nothomb in lingua originale.
Forse è vero che ci si abitua ad una voce e quando questa cambia non si riconosce più chi parla, ma è anche vero che sono i dettagli, che, se cambiano, pur sottilmente, ti fanno fermare a pensare, ti fanno tornare indietro a rileggere e a chiederti se l'autore avrebbe voluto proprio che tu capissi quello.
Tradurre, cioè riportare in un'altra lingua, qualcosa, non è facile, lo so, ma sostituirsi a chi ha già dato voce a qualcuno è un'operazione complessa, che non può implicare un netto cambiamento da un'opera all'altra. Intendiamoci: non sto formulando un giudizio di competenza, anche perché, non conoscendo il francese non potrei permettermi di farlo, però la differenza fra le due si percepisce: nella parlata troppo 'moderna' di certe espressioni che fino a ieri erano 'fuori dal tempo'; nell'uso della versione italiana di certe parole universalmente accettate nella loro forma straniera piuttosto che di altre; nell'unica frase [avrà un senso aggiungendoci un secondo 'non'?] di tutto ciò che ha scritto Amélie Nothomb che non sono riuscita a capire.
Probabilmente sono problemi di esordio che si risolveranno da soli, e, sinceramente, alla nuova voce italiana di Amélie Nothomb va tutta la mia solidarietà per essersi assunta un compito non facile, e l'incoraggiamento per portarlo a compimento nel migliore dei modi.