domenica 31 luglio 2016

'Basilicò'

'Basilicò', Giulio Macaione, BAO.
 
Ricette e segreti: l'essenza di ogni famiglia!
Da tramandare (forse) le prime, da celare (possibilmente) i secondi.
Entrambe le cose legano coloro che appartengono ad una famiglia: col gusto le prime, in cui, però, il sapore non si riesce mai a riprodurre esatto, rimanendo questa, prerogativa di chi le prepara d'abitudine; i secondi coll'alchimia che viene sprigionata dal mischiare i sentimenti e impastare le azioni per creare situazioni in cui rimangono intrappolati i protagonisti di esse.
Talvolta un ingrediente lega le une agli altri...
In questo caso è il basilico, coltivato da Maria nell'orto di casa e presente nelle sue ricette.
Quelle preferite dai figli, quelle che permettono loro di identificarsi come appartenenti ad un tutt'uno, ancor più del cognome comune, quello, oltre il quale, i segreti devono rimanere tali.
Gradevole come un pranzo ben cucinato e ben presentato, 'Basilicò', oltre all'intrigo familiare, ci regala ben sei ricette, tutte da provare, e un legame semplice e per nulla forzato, con 'I colori del vicino' e 'Ofelia', opere, ognuna per sé, prova evidente della maestria narrativa e rappresentativa di Giulio Macaione.

giovedì 28 luglio 2016

CITAZIONE MUSICALE n°91

"Time, it needs time
to win back your love again..."
 
[Scorpions - I' m loving you ]
 
(Tempo e... lavoro!)
 
 

CITAZIONE LETTERARIA n°91

"Il tempo è un prodotto sintetico. Duttile, dilatabile, adattabile alle proprie esigenze, dalle caratteristiche straordinarie. Lavorarlo è un gioco da ragazzi."
 
[Wolfgang Büscher - Germania, un viaggio - Voland ]
 
(Più che un gioco, forse una capacità potenziata dall'azione frequente.)
 
 

domenica 24 luglio 2016

al PAN

Ogni tanto una mostra, anzi due.


giovedì 21 luglio 2016

estati

"Eyes without a face" in una notte di luglio ha una suono speciale.
Il suono di un ricordo che si schiude.
Il ricordo di una notte d'agosto quando questa canzone era giovane giovane e, anche se il cuore batteva forte, i gesti erano impacciati.
E nel profumo del mare e delle belle di notte (mirabilis japala), si stava in piazza ad ascoltare la musica e a ballare.
Ce l'ho ancora, quell'orologio col cinturino metallico, tutto rosso, con le cifre digitali: ci si erano poggiate le sue dita sopra, per vedere l'ora, mentre qualcun altro mi teneva il polso e Billy Idol cantava.
Il colore è un po' andato, ma se ci mettessi una pila nuova, molto probabilmente funzionerebbe ancora.
Non credo che lo farò, però, questo: certe cose devono rimanere quelle che sono.
Come il fatto che l'ho cercato per anni e che per altrettanti ho evitato di farlo, perché è stato uno dei miei grandi amori (non corrisposti), ma anche una delle più grandi delusioni (non per la 'non corrispondenza').
Adesso che c'è Internet ho provato a cercarlo, ma solo per curiosità. Non so cosa proverei ad incontralo di nuovo. Neanche mi interessa, saperlo, ma mi piacerebbe accadesse. Tanto non riconoscerebbe mai né me né l'orologio (figuriamoci!), e Billy Idol continuerebbe a lasciarlo indifferente. (O, almeno lui, no?!)

sabato 9 luglio 2016

Della radio

Il discorso appena fatto per la telecronaca calcistica, vale, in una certa misura, anche per le trasmissioni radiofoniche.
Trovo mortalmente noiosi i programmi in cui parlano, praticamente fra loro, due o più persone.
Li ritengo la negazione della radio, che è fatta per la musica, il notiziario, il monologo, parlato o letto.
E' questo che coinvolge l'ascoltatore, che lo fa sentire importante, al centro dell'attenzione: il fatto che, chi è dall'altra parte, si sta rivolgendo a lui, proprio solo a lui, anche se sa che ad ascoltarlo sono in mille!
Il coinvolgimento telefonico o tramite social network è esaltazione dell'egocentrismo.
Non fa compagnia se non a se stessi.
E la compagnia da soli, ce la possiamo fare senza coinvolgere gli ascoltatori di una radio.

Sportintivu

Se accendo il televisore per vedere una partita di calcio, significa che voglio vedere una partita di calcio.
Posso essere interessata a capire il perché della conseguenza di una certa azione che può essermi sfuggita.
Posso anche tollerare un piccolo aneddoto buttato lì in un momento 'morto'.
Ma non sopporto il commento, continuo e petulante, delle azioni, la giustificazione pro o contro di queste, il pettegolezzo, la storia familiare dei calciatori, la 'diretta' con l'allenatore a bordo campo.
Non voglio il chiacchiericcio continuo di due, o addirittura tre, persone, mentre guardo la partita.
Vorrei non dover, le volte che la guardo da sola -e sono poche-, togliere l'audio perché non esiste la telecronaca di una persona competente e appassionata, tifosa sì, ma della partita.
Certo, esiste la possibilità, su altri canali, di un commento di favore, (e, in tutta onestà, quello che cerco è una cosa completamente diversa) ma perché dover ricorrere ad una cosa simile, quando basterebbe sostituire i commentatori coi telecronisti?

martedì 5 luglio 2016

Il pronome adatto

Finalmente, anche qui una donna può sposare una donna e un uomo un uomo (e - relativamente - importa poco come venga chiamato questo legame ufficialmente riconosciuto).
A questa evoluzione della società dovrebbe, però, far seguito un'evoluzione nell'uso corretto della lingua italiana parlata, perché:
va bene se una donna, riferendosi alla sua compagna, le ha chiesto di sposarla,
va bene se un uomo, riferendosi al suo compagno, gli ha chiesto di sposarlo,
ma assolutamente non va bene se un uomo, riferendosi alla sua compagna, gli ha chiesto di sposarlo!
Non andava bene prima, figuriamoci adesso!
Ancora non ho sentito una donna che, riferendosi al suo compagno, le chiedesse di sposarla.
Nel caso avvenisse, si rendesse conto anche lei di essere in errore.
Auguri a tutte le coppie!