lunedì 12 dicembre 2011

a,B,C,d,e,f,G, ...

Lo so, la colpa è mia che a Lucca, vuoi per una cosa, vuoi per un'alta, non ci sono andata. Però, che debba passare più di un mese finché l'intera tavola venga servita, mi sembra esagerato! Anche perché le porzioni non sono abbondanti e chi tardi arriva trova il self-service vuoto! :P
Ma avendo già perso l'accoppiata vincente -Luca Genovese e Arthur de Pins allo stesso tavolo, matite e pennarelli alla mano (la prova dell'evento l'ho requisita, ehm... condivisa! su facebook)- ho praticamente piantonato le fumetterie di zona e i volumi nuovi di entrambi me li sono procurati! :DDD
Quindi:

  B come  BETA  (Luca Vanzella e Luca Genovese - Bao publishing)

(risata)
Non è proprio facile parlare di qualcosa che, sia pure per sommi capi, conosci da quando era in embrione.
O meglio: forse è più facile, ma mi emoziona, ecco!
Sui 'fatti' della storia ho le labbra chiuse da un doppio cerotto, a ricordare il + ruotato di 45° che si staglia sul petto di Spartacus, il robot umanoide pilotato da Dennis Beta, perché questo è solo il primo dei due volumi che compongono la storia, perché conosco troppi altri particolari e perché, comunque, di una storia -soprattutto come questa- non si deve raccontare quel che si deve leggere! ;)))
Un 'robot umanoide gigante', un 'robottone', già!
Questo è Spartacus, e la storia è ambientata in un mondo alternativo (cioè questo, ma con le varianti determinate dalla storia) nel periodo d'oro dei cartoni animati giapponesi robotici del nostro.
Siamo nel 1979 infatti, e sfido chiunque sia cresciuto guardandoli, a non sentirsi gli occhi umidi al solo nominare questa data!
E a non trovare citazioni su citazioni: esplicite, implicite, concettuali, visive.
BETA è un tuffo nella memoria, nostalgico e divertente, ma, prima di tutto, è una storia originale e bella.
Curata nei dettagli della trama e dei disegni, è leggera da seguire, anche se fondamentalmente complessa, e gli incastri troveranno la loro posizione nel secondo volume.
E', però, anche una storia per chi dei 'robottoni' non ne ha neanche sentito parlare, perchè, se dettagli, situazioni, forme e abiti fanno lavorare piacevolmente la memoria, la storia non dipende da questi fattori, essendo costituzionalmente robusta e autonoma e avendo, ogni suo movimento, la sua giustificazione all'interno di essa.
Una storia da leggere, insomma, e, perchè no?, visti pure -in altra sede- i colori sgargianti dei bio-mecha, da guardare su uno schermo. Maxi! ;)))
Complimenti, ragazzi! :DDD
(Ah (sospiro), il retro della sovraccopertina! ;))) :DDD )

  C come  Il chiodo fisso  (Arthur de Pins, Maia Mazaurette - B&M edizioni)

Siamo già al 3° volume (tradotto in italiano!), e la protagonista, questa volta, è Clara! :DDD
Gli altri personaggi, però, ci sono tutti, e più pimpanti che mai! Arthur compreso! ;999
Poche righe non bastano a riassumere un mito come 'Péchés Mignon', e non lo faccio, perché l'accuratezza espressiva con cui viene rappresentata la precisa analisi psicologica di ogni piccolo personaggio in ogni piccola situazione è solo da gustare, allegramente, immagine dopo immagine!

  G come  La marcia del granchio  (Arthur de Pins - Bao publishing)

In questo primo volume della trilogia il cancer simplicimus vulgaris, granchio costretto da madre natura in un carapace quadrato a muoversi solo in linea retta -a meno di improvvisi e incontrollabili sollevamenti dal percorso- scopre, attraverso uno dei rappresentanti la sua razza, che, forse, le cose potrebbero andare anche diversamente, basta industriarsi o ...volerlo!
E quindi, dopo millenni di su-e-giù (o di avanti-e-indietro, a seconda di dove si nasce), l'evoluzione (mentale!) comincia a far arrotondare il mondo! :O
Le vicende dei granchi -espressivi quanto gli umani, in miniatura o a tutta grandezza- e dei loro coinquilini acquatici si intrecciano con quelle dei villeggianti socialmente impegnati (in cause pubbliche e private) e dei lavoratori di zona (anch'essi dediti ad entrambi i tipi di attività) finedo per ostacolarsi -o favorirsi?- scambievolmente, nello svolgimento delle stesse.
Inquadrature da film, colori da salotto buono, assenza totale dei balloon: il segno grafico inconfondibile di Arthur de Pins!
Potendo, gli chiederei di disegnarmi una zanzara! Non so perchè! :DDD

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