giovedì 9 ottobre 2014

Serenata

Allo stazionamento dell'autobus arrivano in due, ma uno solo sale e si siede.
L'altro rimane a terra e gli parla da lì.
'Starà aspettando che parta per l'ultimo saluto!', penso, tornando alle pagine del libro appena comprato.
Poi salgono in cinque.
Quattro vanno nel 'salottino' in fondo, un po' in alto. L'altra si siede in un posto singolo più in basso.
Allora l'altro sale.
E sale pure il conducente.
Il quartetto comincia a parlare ad alta voce, e i due tipi a far loro il verso, poi quello in piedi, spronato da quello seduto, comincia a cantare.
Le tipe capiscono e li riprendono.
Il cantante, allora, le raggiunge e, incitato a distanza dal'altro, prende ad esibirsi col favore del 'pubblico'.
Si scambiano quindi rumorose e sonore battute che fanno scomparire le parole dai fogli davanti ai miei occhi, anche perché quelle canzoni le conosco e la mia testa anticipa musica e versi.
Non vedo però l'ora di scendere da lì, ma la mia fermata è lontana...
E infatti scendono prima le tipe, tutte e cinque, e, subito dopo, i tipi.
Tiro un sospiro di sollievo e riprendo a leggere.
'Ah, spensierata vecchiaia! Dai settantacinque anni in su è lecito chiamarla così, vero?'

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