Prima del liceo, il motorino, la vespa, non esistevano.
Dove l'ho frequentato io, però, erano la normalità.
Per le distanze e per passare dal livello del mare ad un'altitudine significativa (43 metri), notevolmente maggiore di quella che caratterizza il luogo dove abitavo ed abito (29 metri).
Ovviamente non ho mai avuto il motorino o la vespa: per tornare a casa c'erano il treno e i piedi.
E, anche se erano altri tempi, c'era la proibizione di andare a due sul mezzo di trasporto più a portata d'occhio e di seduta.
Com'era da prevedere, però, in determinate situazioni sono andata in motorino/vespa dietro al guidatore.
Meglio la vespa.
Per comodità e conducenti.
Non ricordo il primo 'dietro a', forse sul motorino, perché, agli occhi del mondo, la guidatrice era affidabile.
Ma c'era chi era più simpatica.
E aveva la vespa.
E c'era chi la vespa la prestava a qualcuno con cui il giro era un batticuore.
E il vespone a tre per tornare a casa percorrendo la litoranea. Una volta sola. Strana. Però me la ricordo ancora.
Questi gli episodi, questi i soggetti. Lungo il corso degli anni scolastici.
Ah, no.
C'è pure il vespone universitario.
Ma quello fa parte di un'altra storia.
Di una storia nella quale, anni dopo, non sono salita sulla moto.
Lo stesso, nulla sarebbe cambiato.
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