domenica 18 luglio 2010

AL CINEMA

Per mesi non entro in una sala cinematografica, poi, nel giro di una settimana, per di più in piena estate, ci vado due volte!
Alle proiezioni 'private', o per pochi eletti, sono abituata: un po' per i film che scelgo di vedere, un po' per i giorni e gli orari in cui vado a cinema!
Anche una decina di giorni fa mi sono trovata ad essere la sola spettatrice de 'L'imbroglio nel lenzuolo' e a condividere con altre quattro persone (un lui e una lei e due lui) la visione di 'Brotherhood'.


'L'imbroglio nel lenzuolo' è tratto, -con una certa libertà, mi permetto di dire- dall'omonimo romanzo di Francesco Costa (Salani 2010).
Agli albori dell'arte cinematografica in Italia, intesa sia come creazione che come proposizione della stessa al pubblico, partecipiamo delle storie d'amore dei protagonisti della vicenda: da una parte un giovane che decide di abbandonare la non adatta a lui facoltà di medicina per realizzare tridimensionalmente, anche se, appunto, tramite fasci di luce su un lenzuolo appeso, le storie che ha dentro, e una scrittrice torinese con due figlie (di cui, quella adolescente, a sua volta, intraprenderà una relazione col timido assistente del regista) e un animo libero e sognante, dall'altra l'inconsapevole attrice del cortometraggio che viene realizzato e il suo compagno.
Teatro delle azioni è una Sicilia conscia di far parte di un'Italia da poco unita, ma non del tutto soddisfatta del risultato.
Il cinema, in questa storia ha un doppio ruolo: è prima il pretesto per sviluppare una serie di situazioni amorose ostacolate dai pregiudizi e dalle formalità, e poi, un indagare sull'etica del rapporto fra scrittore/regista sceneggiatore e personaggio, quando questo appartiene alla vita reale.
La complessità dei rapporti amorosi, e questo dilemma creativo, sono, nel romanzo, molto più complessi, ma si sa, non è facile tirar fuori da un libro un film che abbia lo stesso peso e lo stesso impatto sul pubblico.
Non è neanche impossibile, intendiamoci, ma è un lavoro molto più complesso che scrivere un film basandosi su idee e argomenti, 'puri'.
Conoscendo il romanzo le 'interpretazioni' in chiave filmica della storia, risultano evidenti. Alcune funzionano pure egregiamente, ma, personalmente, avrei ulteriormente snellito la storia, dove le sottigliezze rimandavano apertamente a quella del libro.
Questa critica non toglie nulla alla gradevolezza di una storia ben rappresentata capace di offrirti un paio d'ore di divertimento intelligente.


Anche 'Brotherhood' è una storia d'amore, ma il contesto sociale e affettivo ha problematiche completamente differenti.
Quando l'orientamento sessuale non è diritto sancito da alcuna ideologia o ordine sociale, trovare la propria piena collocazione in esse non è tanto cosa difficile quanto imprevista.
E allora, in un mondo in cui bisogna ricalibrare il nostro stare in esso in rapporto alle mutate condizioni socioeconomiche, dove l'estremismo conservatore offre un sicuro rifugio a chi, per un motivo o per un altro, non riesce ad adattarsi ai cambiamenti, si accetta, pur di appartenere, di essere, in nome di discutibilissime idee, di non essere, di non esistere come se stessi.
Ma l'amore è subdolo. E non c'è vigliaccata (che, nel caso specifico potrebbe anche essere interpretata come il male minore) che lo fermi.
Ma ci sono pure delle azioni con cui inaspettatamente (ma giustamente) si viene chiamati a fare i conti.
E se le conseguenze sono tragiche, è pur vero che l'amore lega tutto a sé con un filo di speranza.
La storia di 'Brotherhood' è strutturata per essere un film. O, quanto meno, dà questa impressione.
Rimangono un paio di incertezze su particolari azioni di alcuni personaggi, ma il racconto, pur nella sua voluta claustrofobia ambientale, è semplice e piacevole da seguire.
Ho particolarmente apprezzato il mettere in evidenza la poca conoscenza degli ideali che muovono certi gruppi, da parte dei membri stessi di essi.
Questo, come il mettere sotto gli occhi di tutti aspetti della realtà che ci circonda di cui siamo portati ad ignorare l'esistenza, fa di 'Brotherhood' un ottimo spunto per riflettere e prendere coscienza anche delle nostre proprie scelte giornaliere di comportamento.

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