sabato 5 marzo 2016

Etica fotografica

Alle piante no, ma agli animali, quando sono in grado - e dell'umore - di capirmi, dico 'grazie', dopo aver scattato loro una, o più, foto.
Alle persone dovrei prima chiedere il permesso. Magari fornire qualche spiegazione sulle motivazioni della mia richiesta, e non sempre è facile spiegare il perché di una foto, ipotizzando che poi, dopo tutto quel parlare, l'atmosfera non sia cambiata, cosa, questa, difficilmente possibile. Quindi, l'alternativa è 'rubarla', cioè: 'scattare e scappare', o, quantomeno, fare l'indifferente e, soprattutto, non farsi notare.
Qualche volta l'ho fatto, e mi è riuscito pure, ma non mi piace.
Qualche altra volta, mentre scattavo foto per i rilievi di qualcosa, la gente la chiedeva, una foto, ma quelli sono casi particolari.
Diciamo, allora, che, in linea di massima, cerco di evitare di immortalare esseri umani.
In qualche occasione, però, questo proposito mi pesa.
E mi pesa non avere il coraggio di contravvenirgli.
Come qualche giorno fa: l'atteggiamento, la postura, la figura, il, i ...profili, del giovane cameriere di un bar sul lungomare mi chiedevano una serie di scatti, ma, dopo aver tentennato abbastanza, ho lasciato perdere.
E' rimasta, però, la possibilità di narrare una storia.

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