Anna D'Alberto - Se muore il becchino - Aras edizioni
Citare qui la frase con cui inizia il libro verrebbe spontaneo, ma la suspense implicita in quella affermazione deve essere vissuta in quel momento, per poter entrare in argomento con il giusto stato d'animo.
La storia narrata è semplice e complessa allo stesso tempo e i personaggi sono caratterizzati in una maniera particolare la cui finalità verrà esplicitata solo nelle ultime righe.
La premessa è che, il raggiungimento del posto fisso in un ente pubblico -l'ambientazione del romanzo è italiana, vale la pena specificarlo- non permette di star tanto a discutere sul di che cosa ci si debba occupare, e quindi il cimitero è un luogo di lavoro buono come un altro (cosa vera di per sé, va detto), sempre che, però, non lo si identifichi con il posto tranquillo e silenzioso che appare da lontano, perché, frequentandolo, si scopre che, poiché i morti non muoiono mai veramente e i vivi continuano ad interagire con loro, questo posto pullula di vita e di ogni aspetto relazionale legato ad essa. E si scopre pure che avere a che fare con entrambi, i vivi e i morti, da soli e in contemporanea, non è una cosa semplice da gestire. Non si può improvvisare e non è facile capire chi è più temibile.
E poi, ovviamente, c'è la Morte, con cui relazionarsi e con i cui affari e con i cui problemi da risolvere, venire in contatto.
'Se muore il becchino' è un piccolo romanzo ben scritto e gradevolissimo da leggere, che, per gli argomenti trattati e per il modo in cui ciò viene fatto, fa pensare e fa riflettere sulla vita che conduciamo e fa giungere alla mai smentita conclusione che forse, tutto sommato, in certe situazioni, è meglio avere a che fare con i morti che con i vivi.
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