Dovrebbero essere 'possibili' tanto quanto quelle 'positive', assumendosene la responsabilità di giudizio.
Di quel giudizio che argomenta le cose, che si ritengono non fare del prodotto esaminato un buon prodotto, dettagliatamente e con competenza.
Non contano i gusti personali, conta l'oggetto nella sua interezza.
Non tutti i libri sono belli, non tutti i libri soddisfano le aspettative.
A tutti i libri va data una possibilità di piacere.
Ma certe condizioni basilari devono essere rispettate: coerenza e credibilità della trama, scrittura corretta, grammatica della lingua.
Mi sono capitati due libri -e, come nel precedente caso capitato, ma recensito, non indicherò di quali libri si tratta- a cui una recensione 'negativa' -che, fatta, per il momento non verrà pubblicata- sarebbe stata appropriata.
Analizzandoli, il primo, per il soggetto trattato, per le intenzioni dell'autore, è stata la delusione più grande, anche per tutta una serie di fattori circostanziali, e, proprio per questi, immagino non potrebbe essere migliorato.
Il secondo, invece, pur con alcune pecche, avrebbe potenzialità e possibilità di miglioramento, anche se nessuno mi dà la certezza di un benevolo accoglimento di una critica volta solo al bene e non denigratoria dell'opera altrui.
Ci vogliono comprensione e onestà per esprimere un giudizio pubblico di una qualche sostanza.
Non tutti ne sono in possesso, per mancata capacità o malizia, eppure agiscono, e questo rende difficile, ad altri, esprimere un parere coscienzioso, anche se apparentemente 'negativo'.
Perché alle giustificazioni di una critica, negativa o positiva che sia, nessuno, ormai, presta più attenzione di tanto.
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