A volte, i libri si chiamano fra loro e anche questa volta ce ne sono due con un elemento comune: i nativi americani.
La tribù Ojibwa ne 'La pietra delle anime' (Laura Costantini, Dark Abyss Edizioni), i Blackfoot in 'Nuttah' (Veronica Reburn, self).
Due storie completamente diverse, anche se con altri elementi in comune.
Quella di Laura Costantini più cruda, più fantastica, quella di Veronica Reburn più rassicurante, più attinente alla nostra realtà.
Toccano entrambe problemi quali inclusione e accettazione dell'altro in quanto tale, universali, pur nella particolarità delle comunità scelte come riferimento e nei tempi storici di ambientazione.
'La pietra delle anime' è stato un viaggio nel fantastico fatto realtà, dove quel che sembra non è.
'Nuttah' è stato uno scoprire possibilità possibili grazie all'impegno e alla convinzione.
Tensione e rilassatezza, personaggi validi, in due racconti completamente diversi ma capaci, entrambi, di coinvolgere ed emozionare.
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