E' quello che sembriamo io e G.a, quando, il sabato, dopo il mercato, la mostra o le compere, a stomaco pieno, saliamo su qualche autobus non affollato e ce ne andiamo in giro.
Per impiegare, le ore che il caldo vorrebbe pigre, in maniera costruttiva.
'Il movimento è vita'.
Lo dicono, con parole diverse, Amélie Nothomb e mia madre.
Per me lo è anche il sonno.
Quando si sogna, però! ;)))
E se quelle ore stonate lo chiedono con insistenza, i luoghi dove di solito ci veniamo a trovare impongono, invece, la nostra più totale attenzione. Al mondo e a noi stesse.
Così, la discreta sicurezza del mezzo di trasporto pubblico, ci permette di riposare muovendoci.
Non c'è pericolo di addormentarci, nei nostri salottini semoventi, perché la presenza dell'altra lo impedisce e si chiacchiera e ci si guarda attorno, scoprendo posti e vedute insolite, talvolta personaggi degni di un pubblico (pagante), riappropriandoci della città come luogo di aggregazione, di vita in comune.
L'effetto è diverso da quello dato dall'osservare il movimento degli altri dal tavolino di un bar o dalla panchina di un parco, ma pure dall'auto o dall'autobus quando il fine del muoversi è diverso dal movimento puro e semplice.
E' un ozio fisico, ma non mentale. Partecipativo, proprio perché fine a se stesso, dell'essere, dell'esistenza, sociale.
In passato mi era capitato di utilizzare l'autobus, il ritmo del movimento dell'autobus, sostanzialmente diverso da quello del treno, come supporto allo scrivere, e penna e blocchetto fra le mani, anche se con una grafia incerta e di pensieri bisognosi di precisazioni, i fogli si riempivano.
Pure, qualcuno mi suggerì di 'spendere' le ultime, improduttive, ore in una città straniera, facendo giri in autobus.
A scopo, lì, di turismo contemplativo.
Quello che stiamo facendo noi, adesso, è, un po', tutto questo.
E devo dire che mi piace! ;)))
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