Sabato scorso, piena di entusiasmo come sempre mi succede quando mi accingo a partecipare a queste manifestazioni, sono andata a Galassia Gutenberg.
Scenario: la Stazione Marittima.
Il 'ventesimo anno' lasciava presupporre grandi cose, in senso qualitativo, se non quantitativo.
Invece, come da un po' di anni a questa parte, è stata una delusione.
I 'soliti' editori 'minori' (ma che, attualmente, 'minori' non sono, e a cui va la mia più incondizionata stima).
I grandi assenti 'di sempre'.
Gli stand sempre più ridotti e condivisi.
Una fiera da tempo di guerra!
Certo, le ultime novità di ognuno dei presenti c'erano. Ma frequentando le librerie, quelli che mi avevano colpito, li avevo già comprati, quando non addirittura letti, tutti!
Non sarebbe stato questo il problema, tuttavia, perché qualcosa che ti piace, qualcosa che non hai, qualcosa di cui hai detto "la compro una prossima volta", tra tanti libri, la trovi sempre!
Così è stato, in effetti, ma quello che è mancato, è stato lo spirito di una manifestazione di questo tipo.
Ci si va non (solo) per comprare, ma per vivere una certa atmosfera, per condividere con altri la tua passione.
E invece no. Pubblico sempre più scarso e sempre meno interessato.
Perché?
Perché c'è poca, anche se non quantitativa (pure se, dalla prima edizione della manifestazione, la proposta si è ridotta, forse, proprio a un ventesimo!), offerta.
Mancano gli stimoli a partecipare, mancano le idee da far circolare, manca la volontà di far essere la lettura bene primario per l'anima!
Certo, la gente, in pratica, legge. Non quanto sarebbe auspicabile, ma lo fa. Solo che, il libro in quanto tale, con tutte le sue implicazioni, non è considerato un oggetto di 'culto', quindi degno di essere conosciuto, corteggiato, conquistato, in una fiera.
Si va in libreria e si sceglie nei successi/classici/novità del momento. Senza fatica, senza sentimento. Senza scambiare mezza parola, un parere, un commento, con qualcun altro.
Certo, se devi pagare per entrare in una fiera in cui lo 'sconto fiera' è roba da museo (anche se qualcuno, quest'anno, secondo me mosso dalla disperazione, lo ha riesumato) e in cui le manifestazioni/conferenze accessorie dovrebbero essere un incentivo, anziché giustificare la spesa, non posso non condividere la scelta di starsene a casa o a prendere il sole! Ma questa pratica andava stroncata alla seconda edizione, inutile lamentarsi adesso!
Una fiera è l'occasione per 'toccare con mano' una certa realtà. Per far stabilire contatti con gli autori e gli editori non solo agli 'addetti ai lavori', ma al pubblico che fruisce di questi prodotti. Una maniera di avvicinarsi a un mondo che, solo apparentemente, è lontano da quello della nostra vita di tutti i giorni.
Qui quest'idea si è persa.
Resta, invece, la delusione, la tristezza, la voglia di dire 'basta' a questa che è, a conti fatti, una farsa.
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