Dopo tanti anni dalla saga di Tom Ripley e di Carol sono tornata a leggere Patricia Highsmith.
Ho scelto, non a caso, 'Sconosciuti in treno' e 'Idilli d'estate' (Bompiani).
Forse perché le atmosfere mi riportavano, appunto, al primo e alla seconda.
Inutile che stia a descrivere situazioni e ambientazioni, fatte per la visione mentale individuale e collettiva cinematografica: tutte le sue opere sono così, e poi certi romanzi non si raccontano: si leggono!
E lette di seguito (con l'intervallo di qualcos'altro) queste due storie mettono in evidenza due aspetti di porsi davanti al crimine che quasi si contrappongono: in 'Sconosciuti in treno', gli autori dei crimini, tecnicamente riusciti, nella lotta con se stessi, finiscono per invalidare il loro lavoro; in 'Idilli d'estate', invece, è una sorta di destino giocoso e permissivo che punisce e premia, favorendo l'uno o l'altro, in nome -forse- della felicità.
Temi non sconosciuti, in verità, alla sua opera, ma trattati sempre in maniera da calzare perfettamente ai personaggi protagonisti di ciascuna storia.
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