giovedì 27 ottobre 2016

Ottobre a Palermo

 
Palermo: sette giorni in compagnia di un'amica finlandese, sua figlia e la cugina di questa.
Palermo: una serie di dejà vu, in parte frutto della memoria inconscia, perché lì ci ero già stata e alcune cose le ricordavo, in parte no.
 
 
Non posso dire di averla girata tutta, non ne ho avuto il tempo, ma un po' sì, e un po' ho cominciato a conoscerla e a capirla.
Non è immediata, questa cosa, perché, come tutte le città, ha molte facce, e quelle di Palermo si incastrano l'una nell'altra in maniera molto particolare.
 
 
 
Si riconosce la città di mare: quella caratteristica di movimento culturale, sociale, 'fisico', che solo il contatto con le onde e con quello che si tirano e lasciano dietro può far scaturire.
 
 
E' una città del cibo, che è tanto, vario e saporito.
Usi e costumi giornalieri ne fanno una città 'antica', in cui i comportamenti hanno un valore, ma, allo stesso tempo, non è chiusa in se stessa, anzi è decisamente 'moderna'.
 
 
 
E poi c'è l'affascinante città architettonica, in cui nuovo e vecchio, intero e rotto, bello e brutto, si fondono, dove integrandosi e dove no.
 
 
E' di sicuro una città di verde pubblico, curato quello 'vecchio', reinterpretato magistralmente, unendolo ad elementi del passato, quello nuovo.
 
 
Sembra pure una città in cui gli animali paiono trovarsi a proprio agio (e questo la dice lunga sulla civiltà di un popolo)!
Ed è, sì, una città del turismo, ma le cose belle si fanno vedere, per la gioia -e qualche volta l'invidia- degli altri.

 

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