venerdì 21 maggio 2010

da Caravaggio

Una mostra 'seria', all'anno, bisogna visitarla.
Quest'anno la scelta è caduta su Caravaggio, su quella allestita, solo con opere sue, alle Scuderie del Quirinale, a Roma.
Le previsioni di fila un po' mi spaventavano, ma l'entusiasmo dell'amica con cui ci sono andata mi ha convinto! ;)))
In effetti ce la siamo cavata con una sola ora e mezza sotto il sole! (Munite, però, di ombrello e cappello! ;PPP)
E bisogna ammettere che ne valeva la pena!
Certe cose vanno vissute nella loro consistenza! (Anche se a distanza, per loro, di sicurezza!)
Nessun catalogo, per quanto ben fatto, potrà mai trasmetterti l'emozione del reale!
In quel caso, infatti, è necessario attivare l'immaginazione emozionale, nell'altro no. Anzi, forse, è necessario tenere a freno i sentimenti che si scatenano, perché possono sopraffarti.
Già il trovarsi davanti, 'dal vero', certe espressioni della sensibilità e dell'ingegno umano, per di più in un numero discreto di esse, fornite tutte della stessa capacità di suscitare sentimenti, (leggi pure: dello stesso autore) è un evento in grado di scuoterti l'animo, ma quando, poi, si tratta di un artista del calibro di Caravaggio... è difficile riuscire a manifestare quel che, a tutt'oggi, può provare chi osa accostarglisi.
La stessa parola 'artista' è forse riduttiva.
Perché il sentimento riprodotto in grado di suscitarne è qualcosa che supera l'arte.
'Genialità'?
Mi sembra un termine poco 'umano', e si farebbe un torto a quella stessa umanità esternata nelle pieghe, nella trasparenza, della pelle dei soggetti ritratti.
'Troppo vivi!', verrebbe da pensare, constatando il movimento, la tridimensionalità, di ogni immagine.
Giochi di luce e di ombre.
Si, ma non è solo questo.
E' 'la vita' che si svolge su quelle tele e ti invita a partecipare di essa.
Ha ragione la mia amica ad esserne totalmente 'presa'! :DDD
Quanto alla mostra in sé, all'allestimento, beh, due piccole critiche non possono non venir fuori.
La prima è sul 'movimento' dei quadri.
Con un'affluenza così massiccia non è possibile, sempre, prevedere un ritorno, e trovarsi costretti a scegliere quale privilegiare non è semplice, né, diciamolo, bello. Soprattutto in occasione di un evento eccezionale come questo.
La seconda critica è al buio eccessivo delle sale.
I fondali su cui posano le tele sono verdi, rossi, e grigi, per distinguere i tre periodi in cui collocare, temporalmente, i lavori, ma, in pratica, escludendo sommariamente il rosso, apparivano tutti dell'amalgama pastoso in cui si trasformavano le barrette di plastilina quando tutti i colori si sovrapponenvano.
Riconosco anche che, calibrare intensità e direzione della luce su un quadro, in funzione della visione ottimale, non è fra i lavori più semplici del mondo, ma ritengo pure che, per opere particolari come quelle del Caravaggio, sia un obbligo morale e materiale, svolgerlo.
E' vero, non tutti i quadri sono uguali, e lo studio deve essere particolareggiato, ma solo in questo modo si può pensare di proporre la fruizione migliore, per quanto non perfetta, a ciascun visitatore.
Illuminazione e sostituzioni a parte, resta il fatto che la più alta concentrazione di opere del Caravaggio era lì, e noi ci giravamo in mezzo, come in sogno, incuranti del resto del mondo che non fosse dipinto, il quale, da parte sua, si beava di avere la guida vocale elettronica incollata all'orecchio, quasi a compensare il momentaneo allontanamento della stessa dal cellulare!
Mah!
Però, forse, noi ci torniamo...! ;DDD

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