sabato 18 febbraio 2017

Bla-bla-bla

La  gente ha bisogno di parlare.
Ha bisogno di qualcuno che l'ascolti.
Possibilmente gratis.
Ci sono due tipi di parlatori: quelli che amano parlare dei fatti propri e quelli che amano parlare dei fatti degli altri.
Preferisco i primi.
Perché sono in grado di manifestare loro una certa empatia e perché, veri o inventati che siano, parlano in prima persona.
Non che parlar d'altri sia sbagliato, se si parla, ma parlare solo degli altri per me lo è. E persone che fanno questo, anche e soprattutto per non parlar di sé, ce ne sono. Non hanno la mia simpatia.
Neanche quelli che parlano troppo ce l'hanno.
Perché è vero che so ascoltare,  e, dopotutto, mi piace farlo, ma oltre una certa misura mi stanco.
Soprattutto se quella con cui parlo è gente che non conosco.
Mi rendo conto che un paio d'orecchie disponibili sono rare da trovare, ma, proprio per questo, andrebbero gestite con cura. Cosa che il parlatore compulsivo non riesce quasi mai a fare.
La categoria che in assoluto detesto, è quella di chi, dopo essersi presentato, comincia a chiederti i fatti tuoi. Come se bastasse dirsi il nome per ritenersi intimi.
Qui non si tratta di compulsività, ma, di cercare, in base a principi del tutto inesistenti, una confidenza che non esiste, che non può esistere.
Due parole oggi, due parole domani, un silenzio e un saluto la terza volta, e via così, possono crearla, questa confidenza, ma non è un processo automatico: si avvia solo se ci sono quei presupposti di simpatia di cui ci si rende conto o no al primo incontro. E dalla capacità di saper stare in silenzio al momento opportuno. Capacità rara, ma allo stesso tempo determinante per sentirsi capiti, sia se si tratta di parlatori che di ascoltatori.
E difficilmente un parlatore compulsivo è un buon ascoltatore.
Non che non voglia ascoltarti: non ce la fa.
Poi ci sono quelli che parlano tanto e ascoltano tanto.
Con questi vado d'accordo, perché capiscono cos'è il silenzio.
Qualcuno ti chiede, in un modo o nell'altro il permesso di parlare, qualcun altro se lo prende.
Certe volte indossare gli auricolari aiuta, certe altre è inutile.
La gente ha bisogno di parlare: se non riesci a scappare devi ascoltarla.

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