sabato 25 febbraio 2017

'La corsa di Billy'

Leggere storie ambientate nel mondo dello sport non mi ha mai affascinato.
Leggere storie in cui, ad uno dei protagonisti principali, succede qualcosa di veramente brutto, neanche.
La somma dei due motivi mi ha sempre fatto evitare, anche se sapevo della sua importanza, questo libro.
Sto parlando di 'La corsa di Billy' di Patricia Nell Warren, recentemente pubblicato da Fazi Editore.
Nel pubblicizzare questo volume, il fattore principale del mio rifiuto a leggerlo non era messo particolarmente in evidenza, privilegiando invece quelli che ne determinano l'indiscussa importanza, quei fattori, cioè, che, nonostante si parlasse di sportivi, mi hanno convinta, a leggerlo, in preda ad una inspiegabile amnesia delle mie precedenti considerazioni.
Patricia Nell Warren è riuscita a farmi appassionare ad una storia che parla di sport, ma sono bastate poche pagine a farmi capire che quello era il libro che avevo sempre evitato.
E infatti l'ho dovuto leggere a singhiozzi, perché tutto di seguito non ce la facevo, perché non volevo arrivare ad un determinato punto. Ma non potevo non finirlo. E adesso voglio conoscere il seguito e il seguito del seguito.
'La corsa di Billy', rifiuti d'argomento personali a parte, è un libro che merita tutta la gloria che lo circonda.
Per la bellezza delle scene, siano esse tenere, ardimentose, sensuali, violente o tristi, che vengono raccontate con precisione, lucidità e tenerezza.
Per la forza e l'impegno di denunciare uno stato di fatto, la condizione delle persone omosessuali all'interno della società, anche se principalmente in un suo aspetto particolare cioè quello sportivo, che al giorno d'oggi non è ancora  sostanzialmente cambiato, nonostante i progressi innegabili e fondamentali che pure ci sono stati.
La storia è bella e dura, e, volenti o nolenti, coinvolge.
Il libro va letto, anche se ti si stringe il cuore.
E va fatto leggere.
Perché se anche uno solo cambia idea e si rende conto dell'errore che commetteva sarà già una vittoria.
 

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